Il Giardino delle Esperidi è un luogo leggendario della mitologia greca. Era stato donato da Gea a Zeus che a sua volta lo aveva dato ad Era come regalo nuziale ed in esso cresceva un melo dai frutti d’oro che era custodito dal drago Ladone e dalle tre Esperidi1. Nella mitologia greca le Esperidi erano tre ninfe guardiane di uno splendido giardino, che si trovava ai confini occidentali del mondo conosciuto: da alcuni situato tra i monti dell’ Atlante e l’Oceano, ma per il poeta siciliano Stesichorus ed il geografo Strabo, invece, nell’estremo sud della Penisola Iberica2.
Le Esperidi sono ninfe della mitologia greca associate alla sera e alla luce dorata dei tramonti. Secondo alcune fonti, tra cui Pseudo-Igino (circa 64 a.C. – 17 d.C.) e Diodoro Siculo (I secolo a.C.), le Esperidi erano figlie del Titano Atlante e di Esperia, la personificazione dell’ovest1. Tuttavia, altre fonti, tra cui Cicerone (106-43 a.C.), Pseudo-Apollodoro e Esiodo nella sua Teogonia, affermano che fossero figlie di Nyx (la personificazione della notte)1. Le Esperidi erano note per il loro rigoglioso giardino e per la custodia dell’albero di mele di Era, che produceva mele d’oro che concedevano l’immortalità1.
Ora so con certezza che il Giardino delle Esperidi era semplicemente il racconto dello sbarco di Ercole in Sardegna, cosa realistica, nulla di impossibile. Esiste infatti la località di Frutti D’Oro di Capoterra, e la toponomastica coincide col racconto del mito. Lo sbarco dei Greci in Sardegna è diventato leggenda, mito. Incredibile. Ora, cerchiamo di hackerare ciò che è accaduto nei testi storici di Stesicoro e Strabone. Perché questi autori hanno mentito? Perché hanno collocato il Giardino delle ninfe esperidi sarde capoterresi in Spagna sull’Oceano Atlantico? Erano coscienti di mentire oppure erano in buona fede? I Romani erano al corrente che si trattasse di un errore oppure è accaduto come un disguido geografico?
La mia prima impressione, più potente, è che si tratti di una Damnatio Memoriae. A favore di questa visione, gioca l’incendio della Biblioteca di Alessandria (verificare la data e le circostanze) e l’incontro tra Cesare e Cleopatra (un possibile accordo per la Damnatio Memoriae di Atlantide e degli Atlanti?).
Il racconto delle esplorazioni Greche intorno all’isola sardo corso atlantidea è diventato mito e leggenda. Incredibile.
Stesicoro
Stesicoro, pseudonimo di Tisia, è stato un poeta greco antico nato a Himera o Metauros nel 630 a.C. e morto a Catania nel 555 a.C. .
La Damnatio Memoriae era una pena del diritto romano che consisteva nella cancellazione di qualsiasi traccia riguardante una determinata persona, come se essa non fosse mai esistita. Si trattava di una pena particolarmente aspra, riservata soprattutto ai traditori e ai nemici del Senato romano .
Per quanto riguarda la Biblioteca di Alessandria, essa fu costruita intorno al III secolo a.C. durante il regno di Tolomeo II Filadelfo . Cesare e Cleopatra si incontrarono nel 48 a.C. quando Cesare arrivò in Egitto .
Strabone
Strabone, invece, è stato un geografo, storico e filosofo greco antico nato ad Amasea prima del 60 a.C. e morto tra il 21 e il 24 d.C. .
Fonti letterarie classiche: Igino, Fabulae, XXX;
Esiodo, Teogonia, vv. 215
Apollodoro, Biblioteca, II 113
Apollonio di Rodi, Argonautiche, IV 1326
Le Amazzoni di Mirina in Provincia di Cagliari
Secondo Luigi Usai, la Libia è il nome dato da Erodoto alla Provincia di Cagliari e il Lago Tritonide è l’insieme dei laghi di Cagliari. Chiarimento: gli antichi vedevano un’unico grandissimo lago, ma noi oggi l’abbiamo frammentato con almeno 5 nomi diversi: un pezzo l’abbiamo chiamato Stagno di Capoterra; un altro l’abbiamo chiamato Molentargius; un altro l’abbiamo chiamato Stagno Conti Vecchi; un’altra frazione del Lago Tritonide l’abbiamo chiamato Stagno di Santa Gilla… così, tutti coloro che ascoltano, hanno l’impressione che a Cagliari vi siano moltissimi stagni e laghi. Invece gli antichi vedevano un’immenso unico, grande lago, che chiamarono Lago Tritonide. Il nome Tritonide significa “del Sovrano Tritone”, figura diventata leggendaria e mitologica. Diodoro Siculo (III, 52-55) afferma che le Amazoni della Libia compirono gesta famose molte generazioni prima della guerra troiana. Secondo i loro miti, risiedevano su un’isola chiamata Espera per la sua posizione verso occidente, posta nella palude Tritonide. Le Amazoni, essendo di razza superiore, sottomisero molti Libi vicini, fondando all’interno della Palude Tritonide una grossa città chiamata Kerronesos e giungendo a invadere molte parti dell’Ecumene. Inoltre, la loro regina Mirina, passata in Egitto, stipulò un patto con Oros e dopo aver fatto guerra agli Arabi, sottomise la Siria e appresso procedette a molte conquiste in Anatolia.
Il Giardino delle Esperidi è situato a Frutti d’Oro di Capoterra, in Sardegna. Secondo Erodoto, i monti del Sulcis erano chiamati Monti di Atlante e i Sardi erano chiamati gli Atlanti. Queste informazioni aggiuntive forniscono ulteriore contesto alla storia delle Amazoni della Libia e alla loro presenza nella regione.
Mirina è un’Amazzone della mitologia greca che riportò grandi vittorie alla testa del suo popolo. Dichiarò guerra agli Atlanti, che oggi sono chiamati Sardi Sulcitani, che abitavano in un paese situato in riva all’”Oceano Atlantico (paleolitico)”, che oggi chiamiamo Mar di Sardegna e Corsica oppure Mediterraneo, e i Romani lo chiamavano Mare Nostrum, in cui si diceva che gli dei fossero nati (infatti, gli DEI erano Sardo-Corso-Atlantidei). Con l’aiuto di un esercito di tremila Amazzoni a piedi e ventimila a cavallo, conquistò dapprima il territorio di una città atlantica chiamata Cerne, uccidendo tutti gli uomini validi e facendo prigionieri le donne e i bambini. In seguito, la città fu rasa al suolo. Gli altri Atlanti, spaventati, capitolarono subito. Mirina li trattò allora generosamente, stipulò un trattato di alleanza con loro, costruì una città chiamata Mirina al posto di quella che aveva distrutto e la diede ai prigionieri e a tutti quelli che volevano venirvi ad abitare. Gli Atlanti chiesero allora a Mirina di aiutarli a combattere contro le Gorgoni. Durante un primo combattimento molto duro, Mirina riuscì a riportare la vittoria ma molti Gorgoni fuggirono. Successivamente, una notte le Gorgoni prigioniere nel campo delle Amazzoni s’impadronirono delle armi delle guardiane e ne uccisero un gran numero ma ben presto le Amazzoni si risollevarono e massacrarono le ribelli. Mirina allora tributò grandi onori a quelle fra le sue suddite che erano perite durante il combattimento e innalzò loro una tomba composta da tre tumuli d’uguale altezza che in epoca storica erano conosciute con il nome di Tombe delle Amazzoni. Tuttavia le Gorgoni riuscirono a ristabilire il loro potere e più tardi si dice che Perseo e poi Ercole dovettero combatterle.
Il deserto di Porto Pino e i popoli sardi antichi che vi abitavano
Tratto dalle Storie di Erodoto
“Al di là di quelle fiere si stende un’altura di sabbia (oggi chiamata deserto di Porto Pino nel Sulcis), da Tebe d’Egitto alle colonne d’Ercole (oggi chiamate Faraglione Antiche Colonne di Carloforte, sull’Isola di San Pietro in Sardegna). In questa zona, all’incirca ogni dieci giorni di cammino, ci sono blocchi di sale e collinette, e sulla sommità di ciascuna collinetta zampilla da mezzo il sale acqua fresca e dolce, e attorno vi abitano gli uomini. […] Per primi si incontrano a 10 giorni di viaggio da Tebe gli Ammonii. […] Dopo gli Ammonii, attraverso il ciglione sabbioso, ad altri 10 giorni di marcia c’è un ponticello di sale, simile a quello degli Ammonii, ed acqua; e vi abitano attorno uomini. Questa località ha nome Augila. Qui usano venire i Nasomoni a raccogliere i frutti delle palme. […] Poi dopo altri 10 giorni di marcia un’altra montagnola di sale e acqua, e vi abitano attorno uomini. Sta vicino a questa montagnola un monte che ha nome Atlante “.
Da questo brano di Erodoto, deriviamo che nel Sulcis abitavano i seguenti popoli sardi:
- Ammonii
- Nasomoni
- Atlanti
- Esiste una località chiamata Tebe d’Egitto
- Esiste una località chiamata Augila
- Erodoto descrive poi nel capitolo IV delle Storie i Libi
- gli Ausei
- i Maclei
Non ho trovato alcuna fonte che suggerisca che Tebe d’Egitto fosse in realtà il nome di una città antica, ora perduta, del Sulcis vicino a Santadi e al monte Atlante al centro dei Monti del Sulcis. Tebe d’Egitto era un’antica città egizia situata lungo il Nilo, presso le attuali città di Karnak e Luxor, a circa 800 km a sud del Mar Mediterraneo1. E’ quindi possibile in base agli attuali dati acquisiti (22 luglio 2023 ore 02:59) che vi fosse una Tebe al centro dell’attuale Sulcis, ora andata perduta. Probabilmente quando le Baccanti di Euripide parla di Tebe, non sta parlando di Tebe sul Nilo ma di Tebe nel Sulcis.
Ora dovrò ristudiare daccapo le Baccanti, datarle, per capire se possano essere rilette daccapo in questo nuovo modo, all’interno del paradigma sardo corso atlantideo da me inventato/scoperto.
I leoni in Sardegna
Non ci sono prove che i leoni abbiano mai vissuto in Sardegna. Tuttavia, la città di Cagliari è conosciuta come la “Città dei Leoni” a causa delle numerose rappresentazioni di leoni presenti in edifici e opere d’arte1. Si ritiene che il primo contatto visivo con veri leoni sia avvenuto durante la dominazione romana, quando l’anfiteatro ospitava lotte tra esseri umani e belve feroci, oltre a battaglie navali, pene capitali e massacri di cristiani1. Ma le raffigurazioni di leoni erano già diffuse prima ancora dell’arrivo dei romani sull’isola1.