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Usai, L. (2024). Tracing the Sardinian Roots of the Usai Mummy: An Examination of Nuragic Influence in Ancient Egypt. https://doi.org/10.5281/zenodo.13625879
Il popolo ebraico in Egitto intorno all’anno 1200 avanti Cristo è il popolo Nuragico sardo corso atlantideo, uno dei vari popoli del mare di cui si parla nelle fonti storiche ufficiali e archeologiche e letterarie, migrato in Egitto a causa del sollevamento del livello eustatico dell’Oceano Atlantico, oggi chiamato Mediterraneo Occidentale
La bibbia è il racconto del popolo ebreo nuragico fuggito dal blocco geologico sardo corso mentre si verificava un sollevamento notevole del livello eustatico. Per paura che sarebbero morti tutti affogati, decisero di partire verso Est, e arrivarono alle coste dell’Egitto. Esistono due prove scientifiche e archeologiche: le iscrizioni nel tempio di Medinet Habu, e la stele di Merenptah, entrambi documenti archeologici, il tempio persino prova costruttiva edilizia. Il popolo nuragico era chiamato dagli Egizi popolo degli ISRI, dalla Stele di Merenptah, da cui popolo di Israele. Il popolo ebreo nuragico cercava una Terra Promessa perché la sua terra originaria, il blocco geologico sardo corso stava per essere sommerso dal sollevamento del livello eustatico marino dell’antico Oceano Atlantico che oggi noi chiamiamo sulle cartine geografiche “Mar Mediterraneo Occidentale”. Il blocco sardo corso era chiamato Atlantide dagli Egizi, lo sappiamo dal discorso di Sonchis di Sais a Solone intorno al 590 Avanti Cristo.
Ora cercherò di dimostrarlo con le prove scientifiche e letterarie.
Una teoria scientifica deve fare delle previsioni: prevedo che nella cittadina neolitica di Serra Linta e Necropoli di Iloi troveranno delle scritte in proto-ebraico. Il motivo è che se i sardo corso atlantidei nuragici sono gli Ebrei, ossia il popolo del mare atlantideo del blocco geologico sardo corso semi-sommerso che poi migrò ad Est, significa che la lingua ebraica è la lingua nuragica o una sua mutazione linguistica successiva, per cui è possibile che il proto-ebraico fosse nato in uno dei luoghi del blocco sardo corso atlantideo semi-sommerso.
Il ritrovamento di reperti in proto-ebraico sarebbe una indiretta conferma della validità delle mie affermazioni scientifiche, da considerarsi ipotesi per Voi lettori, da considerarsi affermazioni da parte di Luigi Usai, lo scrivente, perché crede fermamente in tutto ciò. Non si tratta di un caso.
Iniziamo con l’elenco delle possibili prove a funzionamento logico talvolta invertito.
- Non esistono marker genetici sardi nella popolazione Ebraica?
La stele di Merneptah afferma specificamente che Isrir o Israele è stato “sprecato e il suo seme non c’è più”. Quindi è possibile che il Faraone abbia fatto amputare i peni di tutti i maschi, come era già successo in altre occasioni con il popolo dei Libi.
I markers genetici sardi rappresentano un interessante campo di studio. La Sardegna, con la sua storia e isolamento geografico, ha un patrimonio genetico unico. Ecco alcune informazioni interessanti:
Origini ebraiche in Sardegna
Gli Ebrei hanno avuto una presenza documentata in Sardegna sin dal I secolo d.C..
Catacombe ebraiche sono state rinvenute a Sant’Antioco e reperti tipicamente ebraici sono stati scoperti in diverse zone di scavo sull’isola.
Ebrei e Sardi hanno vissuto in prosperità e armonia, addirittura imparentandosi tra loro.Test genetici per discendenza ebraica:
iGENEA offre test del DNA per scoprire se si hanno radici ebraiche. Questi test analizzano specifiche caratteristiche genetiche e confrontano il profilo del DNA con una vasta banca dati di persone.
Non è possibile dividere definitivamente il popolo ebraico mediante un’analisi del DNA, ma un test genealogico può confermare un’origine ebraica.Gruppi etnici ebraici:
Ashkenaziti: Ebrei dell’Ovest e dell’Est, con una tradizione religiosa e cultura comune.
Sefarditi: Discendenti degli ebrei insediatisi dopo l’espulsione dalla penisola iberica.
Leviti: Prendono il nome dal loro progenitore Levi, uno dei dodici figli di Giacobbe.
Cohen: Nome biblico della casta sacerdotale nell’ebraismo.
In breve, ogni sardo ha del sangue ebraico nelle vene, e la storia genetica dell’isola è affascinante e complessa. - Cronologia compatibile: La civiltà nuragica si sviluppò tra il 1700 e il 700 a.C., periodo che coincide con la storia biblica degli antichi patriarchi e della loro migrazione in Egitto.
- Simboli comuni: Alcune incisioni nuragiche presentano simboli che potrebbero essere interpretati come proto-ebraici.
- Il pane azzimo (matzah in ebraico) in sardo si dice che è matzosu (ho la qualifica di Panettiere/Fornaio A1 con 10 anni discontinui di esperienza in Sardegna e nel Veneto, per cui sono titolato a parlare di questo specifico argomento).
- Toponomastica: La Sardegna conserva toponimi come “Nur” e “Nora” da cui potrebbe derivare la radice ebraica “Ner”, con il significato di “luce”: queste sarebbero quindi parole semitiche non vocalizzate quando scritte, che sarebbero state vocalizzate in maniera differente nei secoli successivi, con lo sviluppo autonomo del linguaggio ebraico in un luogo distante da quello d’origine.
- Nomi delle Divinità: in Egitto la Dea Amenti, legata ai riti funebri. S’ammentu in sardo significa il ricordo, la memoria, il recupero, il ritrovamento. Si tratta di una parola che ha una forte valenza culturale e storica, e che è stata usata come titolo di una rivista1 e di una poesia2 dedicate alla Sardegna e alle sue tradizioni.1: AMMENTU – Bollettino Storico e Archivistico del Mediterraneo e delle Americhe 2: Ammentu (innanti a su retrattu) Gli egittologi non studiano la lingua sarda tra le lingue obbligatorie per diventare esperti di egittologia, per cui non conoscendo il sardo, non possono capire né tradurre le iscrizioni con correttezza e secondo la giusta interpretazione. Infatti i Sardi e la cultura Sarda non appaiono nei testi che parlano dell’Antico Egitto, con risvolti devastanti per l’interpretazione delle fonti antiche.
- La testimonianza di alcuni autori antichi, come Erodoto, Diodoro Siculo, Strabone, che parlano di una migrazione di popoli dal Mediterraneo occidentale verso l’Egitto, identificati con i popoli del mare, tra cui gli Shardana, che secondo Usai sarebbero gli stessi sardo corso atlantidei.
- I reperti archeologici che mostrano la presenza di popolazioni sardo corse nell’antico Egitto vengono allontanati o vengono espulsi fuori dal territorio. Ad esempio, tutti i bronzetti legati alla mummia Usai che si trovano nel Museo di Bologna sono bronzetti nuragici veri, ma realizzati in Egitto. Questi elementi disturbano, perché la versione sbagliata ufficiale sull’antico Egitto non parla assolutamente di Sardi, anzi, probabilmente non li nomina nemmeno, dunque questi reperti archeologici vengono tranquillamente lasciati al Museo archeologico di Bologna, dove sono molto più vicini fisicamente alla bronzistica nuragica sarda e non fanno scalpore né paura. Ma se fossero al Cairo, qualche studioso potrebbe chiedersi se esistano rapporti tra i bronzetti nuragici sardi e quelli egizi, creando problemi nelle possibili interpretazioni storiche antiche. Abbiamo moltissime prove che gli Egizi erano stati in Sardegna fin dal VI sesto secolo avanti Cristo, per cui è impossibile che non conoscessero i Bronzetti Nuragici… anzi, ora, col senno di poi, ci si chiede come sia possibile che gli esperti ed archeologi non si siano resi conto di tutte queste impressionanti “coincidenze”… Abbiamo infatti il bronzetto nuragico del Dio BES al Cairo
Collezione online – Statuetta del dio Bes (museoegizio.it)
Sarebbe il caso forse di approfondire questi legami culturali e rivedere i testi che ne parlano? - Si potrebbe ipotizzare che il popolo ebraico in Egitto intorno all’anno 1200 a.C. fosse il popolo Nuragico sardo corso atlantideo, uno dei vari popoli del mare di cui si parla nelle fonti storiche ufficiali e archeologiche e letterarie. Secondo lo scrivente Dr. Luigi Usai, il popolo nuragico sarebbe migrato in Egitto a causa del sollevamento del livello eustatico dell’Oceano Atlantico, oggi chiamato Mediterraneo Occidentale. La Bibbia è il racconto del popolo nuragico-ebraico fuggito dal blocco geologico sardo corso mentre si verificava questo fenomeno. È possibile che il popolo ebraico nuragico cercasse una Terra Promessa perché la sua terra originaria stava per essere sommersa dal mare: loro infatti non potevano sapere che in futuro la risalita eustatica si sarebbe fermata e sarebbero rimaste fuori dal pelo dell’acqua due altipiani di Atlantide, poi chiamati Ichnussa e Sandaliotis come sberleffo, in quanto Dio aveva schiacciato Atlantide col suo piede o col suo sandalo, e dopo averlo tolto era rimasta solo la terra dove aveva posato il piede (questa è l’interpretazione di Luigi Usai della toponomastica Ichnussa e Sandaliotis).
- Il popolo nuragico era chiamato dagli Egizi popolo degli ISRI, dalla Stele di Merenptah1, da cui popolo di Israele2.1: La stele di Merenptah è un monumento eretto dal faraone Merenptah nel XIII secolo a.C., che riporta le sue vittorie contro i popoli del mare e altri nemici. Tra questi, viene citato il popolo degli ISRI, che alcuni identificano con il popolo di Israele, ma che altri ritengono essere un altro popolo del mare. Vedi Stele di Merenptah. 2: Il nome Israele deriva dall’ebraico Yisra’el, che significa “colui che lotta con Dio”. Secondo la Bibbia, questo nome fu dato a Giacobbe, il patriarca degli ebrei, dopo il suo incontro con un angelo. Vedi Israele.
- Proprio per questi motivi, il nome del popolo nuragico sarebbe Ysri, ossia “Colui che Lotta”. Questo dato scientifico della Stele di Merenptah coincide con l’affermazione del Sacerdote Sonchis di Sais a Solone, quando gli dice che il popolo di Atlantide era un popolo guerriero: i dati scientifici da molte fonti sono perfettamente concordanti, a riconferma incrociata della validità delle affermazioni. Il popolo Nuragico protoebraico era un popolo guerriero come detto da Sonchis di Sais e come certificato dalla Stele di Merenptah.
- Mosè è un nome sardo corso atlantideo; il popolo sardo corso atlantideo nuragico migrato in Egitto diede nome di Mosè ad un bambino;
- Mosè venne messo in una cesta di papiro, ossia “de papperi” in lingua sardo corso atlantidea nuragica campidanese e sulcitana attuale; “papperi” significa carta in atlantideo semitico sillabico agglutinante ergativo sardo attuale, e nelle colonizzazioni atlantidee, il popolo atlantideo insegnò anche ai Siciliani questa parola, che ancora oggi usano per chiamare la pianta di papiro col nome di “Pappera” in una variante dialettale siciliana. L’origine di questa parola è sardo corso atlantidea nuragica semitica sillabica ergativa agglutinante (lo so, siete costretti ad andare a studiare linguistica perché non ci avete capito nulla: state tranquilli, nemmeno i più grandi esperti del mondo in linguistica conoscono queste informazioni, che spero diventino oggetto di studi seri da parte di professionisti del settore, che sicuramente sapranno apportare nuovo sapere e informazioni più puntuali e precise).
- In Sardegna esiste una città archeologica chiamata Bithia: trovate tutto qui https://it.wikipedia.org/wiki/Bithia_(sito_archeologico). La figlia del faraone che trovò la cesta “de papperi” con Mosè dentro si chiamava Bithia.Bithia era il nome di una principessa egizia, figlia di Ramses II, che secondo la tradizione ebraica adottò Mosè. Vedi Bithia.
- Mosè sale sul monte a parlare con dio, che non esiste. Sul monte chiede a dio che non esiste cosa dovrà dire al popolo ebraico, e lui gli avrebbe detto di dire “Io sono”.Ora, se leggiamo “Io sono” nella lingua sardo corso atlantidea nuragica agglutinante ergativa semitica sillabica, la parola “Io sono”, oggi è detto: “Seu Deu”. Traduco quindi in lingua sardo corso atlantidea nella sua variante sardo campidanese e sulcitana parlata oggi il testo biblico: “Si mi domandanta chini esti Deu, itta di deppu nai?” E dio risponde: “Deu seu Deu”, ossia “Dio sono Io”. Il gioco di parole viene capito da qualsiasi sardo campidanese e sulcitano di oggi, in quanto Deu significa sia “Dio” che “Io”. Il problema, gravissimo, è che a scuola in tutto il mondo insegniamo il latino, il greco, e centinaia di altre lingue TRANNE IL SARDO, che è considerata una lingua di talmente bassa importanza e di talmente bassa lega che non viene insegnata nemmeno nella stessa Sardegna! Incredibile, ma è vero: documentatevi venendo in Sardegna e chiedendo in giro, anche via internet, e scoprirete che è vero. Sembra quasi che noi sardi dobbiamo VERGOGNARCI DI QUESTA LINGUA STRAORDINARIA E MERAVIGLIOSA.Le conseguenze di questa affermazione sono gravissime: quando chiedono a Mosè chi sia Dio, lui avrebbe risposto, secondo questa teoria dello scrivente Luigi Usai, “Chini est Deu? DEU, SEU!”, ossia: Chi è Dio? Io, Sono! Mosè quindi si sarebbe imposto, secondo questa mia teoria, come UNICO DIO del popolo nuragico proto-ebraico nel deserto, inventando di fatto il monoteismo. L’invenzione del monoteismo da parte di Mosè ho scoperto online che è già stata ipotizzata da altri studiosi, il merito quindi di questa scoperta NON va allo scrivente. Qui ci si limita a dare la spiegazione di tutto il flusso logico di dati semantici, pragmatici e semiotici concernenti l’invenzione del monoteismo da parte dell’assassino di nome Mosè. Si: Mosè era un assassino: ha ucciso un egiziano perché stava facendo il prepotente con un Ebreo, questo fatto è documentato dagli stessi testi biblici.
Nel Libro dell’Esodo, l’episodio in cui Mosè uccide la guardia egizia è descritto nel capitolo 2, verso 12.
- Mosè era un assassino e un violento: il popolo di Atlantide era un popolo guerriero; il popolo degli Ysri ha un nome che tradotto significa “Guerrieri, Lottatori, Coloro che lottano”, infatti il nome del popolo di Ysraele significa “Ysra El”, ossia “Colui che lotta con Dio (EL)”. Quindi il popolo nuragico protoebraico degli Ysri è guerriero come i guerrieri di Mont’e Prama, e potrebbero probabilmente essere messi in relazione: queste statue potrebbero addirittura essere la rappresentazione degli antichi patriarchi ebraici. Il verso della Bibbia che racconta che Mosè ha ucciso un egiziano è Esodo 2:12. Il testo dice: “Egli volse lo sguardo di qua e di là; e, visto che non c’era nessuno, uccise l’Egiziano, e lo nascose nella sabbia.”1 Questo episodio avvenne quando Mosè, cresciuto alla corte del faraone, si rese conto di appartenere al popolo degli Ebrei, oppresso dagli Egiziani. Un giorno, vedendo un Egiziano che percuoteva un Ebreo, Mosè intervenne in difesa del suo fratello e uccise l’aggressore. Tuttavia, il fatto fu scoperto e Mosè dovette fuggire dall’Egitto per salvarsi la vita23. Mosè uccise l’Egiziano per un impulso di giustizia, ma non era ancora pronto a liberare il suo popolo dalla schiavitù. Solo dopo aver incontrato Dio nel roveto ardente, Mosè ricevette la missione di sfidare il faraone e di guidare gli Ebrei verso la terra promessa4.1: Esodo 2:12 – Commento, spiegazione e studio verso per verso – Bíblia Plus 2: Mosè fugge dall’Egitto | Racconto biblico – JW.ORG 3: Le atrocità della Bibbia | UAAR 4: Le dieci Piaghe in Egitto | BibleviewIl verso della Bibbia che racconta che Mosè era un violento e veniva preso dall’ira, al punto che ruppe le tavole delle leggi perché il popolo stava venerando il vitello d’oro è Esodo 32:19. Il testo dice: “Quando si fu avvicinato all’accampamento e vide il vitello e le danze, Mosè si accese d’ira; gettò via dalle sue mani le tavole e le spezzò ai piedi del monte.”1Questo episodio avvenne dopo che Mosè era salito sul monte Sinai per ricevere da Dio le due tavole della Testimonianza, con i Dieci Comandamenti. Mentre Mosè era assente, il popolo chiese ad Aronne di fargli un dio da adorare, e Aronne fece un vitello d’oro con i loro ornamenti. Dio si adirò contro il popolo e Mosè intercedette per lui. Quando Mosè scese dalla montagna e vide l’idolatria del popolo, si infuriò e distrusse le tavole della legge, simbolo dell’alleanza tra Dio e Israele2 [3][3].Mosè ruppe le tavole della legge per mostrare il suo sdegno e la sua delusione verso il popolo, che aveva violato il primo e il secondo comandamento. In seguito, Mosè dovette tornare sul monte Sinai per ricevere da Dio delle nuove tavole, con le stesse parole delle prime4.1: Esodo 32:19 – Commento, spiegazione e studio verso per verso – Bíblia Plus 2: Il Vitello d’Oro, l’idolo creato da Aronne | Bibleview [3][3]: Esodo 32 CEI – 5. IL VITELLO D’ORO E – Bible Gateway 4: Consegna delle Tavole della Legge – Musei Vaticani
- La linguistica sarda campidanese e sulcitana prevedono la sillabazione in stile semitico, come anche il sumerico, e nella preistoria ho notato che è indifferente scrivere con una consonante o la stessa consonante doppia, quindi ad esempio, nella preistoria era indifferente scrivere Sinnai o Sinai. Oggi le doppie fanno differenza, ma anticamente no, e anche di recente. Farò un esempio per chi non è sardo, in modo che possa capire. Da bambino, mio “diddino” (padrino di battesimo) mi chiese: “Lo vuoi un GELLATTO?”. Rimasi meravigliato. Pensai: perché dice GELLATTO? Si dice “gelato”. Mi resi quindi conto che a Gonnesa esisteva un raddoppiamento consonantico linguistico tipico della parlata linguistica gonnesina, ossia del paese di Gonnesa in Sardegna (scusate la ripetizione, spero che aumenti la chiarezza). Questo fatto mi divertì moltissimo: non sapevo esistesse questo fenomeno linguistico, per cui per prendere in giro un abitante del paese sardo di Gonnesa bastava pronunciare qualsiasi parola col raddoppiamento, ad esempio potevo dire ai miei cugini: “Lo vuoi un PANNINNO?” per chiedere se volesse un panino imbottito con affettato. Era una cosa divertente, che dimenticai e misi nel cassetto della memoria. Fino a quando lessi l’Antico Testamento, Esodo, del Pentateuco biblico.
In Sardegna esiste una località geografica chiamata SINNAI. Mosè porta il popolo nel deserto del Sinai (ho appena spiegato che la linguistica sardo campidanese e sulcitana prevede che Sinai e Sinnai siano la stessa parola), e Mosè per prendere le tavole dei 10 comandamenti sale sul Monte Sinai. - Nel nuraghe di Santa Barbara a Macomer, ancora oggi, appare un torello, ossia un vitello, di luce alla base del nuraghe. Questa era parte della religione nuragica. Dio era la luce del mondo, all’interno del nuraghe. E il Dio Toro atlantideo nuragico sardo mandava il suo stesso figlio, il vitello di luce, ad essere immolato per il popolo nuragico sardo corso atlantideo. Gesù molti anni dopo dirà: Io sono la luce del mondo. In un altro passo, nella bibbia c’è scritto: Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo figlio affinché fosse immolato per la salvezza degli uomini. Dopo 1300 anni circa in Egitto, la religione nuragico ebraica è mutata e ad essere mandato a salvare il popolo non è più un torello di luce attraverso il nuraghe, perché nel deserto del Sinai dove ha vissuto per decenni il popolo nuragico ebraico non c’erano le pietre per creare nuraghe; quindi lentamente la religione nuragico ebraica è mutata e ad essere immolato non era più il vitello di luce dei nuraghe, non era il figlio del Dio Toro, ma era il figlio del Dio monoteista Jawhé, che però rimase ancora “luce del mondo” come era luce del mondo dentro i nuraghe, e poi, nel passaggio in Egitto, sotto forma del Dio Ra, ossia il Dio Sole.
Esiste anche un altro toro di luce, il “toro di luce” del Nuraghe Santa Barbara, Villanova Truschedu. - El Ahwat è un sito archeologico situato in Israele, nella regione dei Manasse, a circa 16 km ad est dalla città di Caesarea1. Il sito venne scoperto nel 1992 dall’archeologo Adam Zertal1. Secondo alcuni studi, risalirebbe ad un periodo compreso fra l’età del bronzo e l’età del ferro1. La struttura principale di El Ahwat è una cittadella circondata da mura di pietra, al cui interno sono presenti strutture che ricordano le torri nuragiche della Sardegna2. Zertal ha ipotizzato che queste torri siano state costruite dal popolo Shardana, identificabile con il popolo nuragico2. Questa teoria si basa sul fatto che le torri nuragiche in quel periodo storico, tra l’età del bronzo e l’età del ferro, erano presenti solo in Sardegna2. Tuttavia, questa ipotesi è stata oggetto di dibattito tra gli studiosi. Alcuni, come l’archeologo Israel Finkelstein, sostengono che la datazione di El Ahwat sia da spostare di circa 100 anni in avanti, alla metà dell’ XI secolo a.C.1. Altri, come Eric Cline e David O’Connor, hanno criticato l’ipotesi di Zertal, affermando che “finora, tuttavia, non è stata trovata alcuna ceramica Shardana identificabile in questo o in qualsiasi altro sito nella regione, e l’interpretazione dell’architettura di El-Ahwat rimane una questione aperta” 1. Nonostante le controversie, la scoperta di El Ahwat ha aperto nuovi orizzonti nello studio delle connessioni tra le civiltà del Mediterraneo nell’antichità. Ora, il paradigma sardo corso atlantideo di Luigi Usai afferma che queste cittadine erano state realizzate da altri popoli del mare sardo corso atlantidei migrati dal blocco geologico sardo corso verso la Palestina per salvarsi dal possibile inabissamento di Atlantide, ossia del blocco geologico sardo corso attualmente semisommerso nell’antico Oceano Atlantico chiamato oggi Mediterraneo Occidentale: quei popoli credevano che tutto il blocco geologico sardo corso stesse “affondando”, non solo il margine costiero, ma tutto. Quindi migrarono e fondarono molte colonie in Palestina e Libano. Quando molti anni dopo scoprirono che erano rimasti due altopiani fuori dall’acqua, ritornarono esattamente come i “Nostoi” greci, alla loro terra, per raccogliere informazioni, ma ormai vivevano già in Palestina e Libano e altri luoghi, per cui decisero di commerciare con quei popoli che erano rimasti negli altopiani di Atlantide, oggi chiamati Sardegna e Corsica.
- I nuragici avevano i pozzi sacri d’acqua, costruiti in modo particolare, ma avevano anche un altro tipo di fonti chiamate Mitza: Mitza de sa Figu, Dolianova (SU), Mitza Sa Domu e Sa Ni’, Villasalto (SU), Mitza Fanebas: https://www.sardegnasentieri.it/da-vedere/mitza-fanebas. Anche i nuragici ebrei, popoli del mare poi stanziatisi nel deserto del Sinai e passati alla religione monoteista tramite Mosè, hanno il pozzo sacro ma esso è mutato e non si chiama più Mitza, ma Mitzveh. Hanno soltanto mutato leggermente il valore linguistico del nome del pozzo sacro originario del blocco geologico sardo corso atlantideo, ma la toponomastica è quasi rimasta invariata nei millenni, si è passati da Mitza a Mitzveh. Questo è straordinario perché se lo scrivente, Luigi Usai, che non capisce nulla di linguistica è arrivato a scoprire queste somiglianze-coincidenze, significa che un linguista esperto ne potrebbe trovare centinaia, se si mettesse a lavorare su questi argomenti interessantissimi. Se il popolo ebreo fosse una migrazione di popoli del mare nuragici questa informazione potrebbe fare avanzare il sapere di centinaia di anni uomo in pochi mesi! Lo scrivente, Luigi Usai, pensa che questo argomento valga la pena di essere affrontato.
- Tra le fonti letterarie, quella biblica in Esodo 3:7
Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. 8Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l’Ittita, l’Amorreo, il Perizzita, l’Eveo, il Gebuseo. 9Ecco, il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono. Adesso provo a mostrarvi cosa significa: il popolo nuragico-protoebraico ha migrato in terra d’Egitto ed è stato respinto dal Faraone e il suo esercito. D’altronde, la parola nuragica protoebraica Ysri abbiamo mostrato in questa documentazione che significa: Colui che Lotta, ossia gli Ysri sono un popolo di guerrieri. Questo popolo, dopo aver sperimentato che in Egitto li opprimono, come dice Esodo 3:7, allora matura il pensiero di andarsene via verso gli altri popoli del mare sardo corso atlantidei che avevano già migrato però in Palestina, e vengono elencati: tra gli altri, gli Hittiti, gli Amorrei, che quindi erano anche loro di origine sardo corso atlantidea ossia provenivano dal blocco geologico sardo corso prima che esso sprofondasse e che era chiamato Atlantide da Sonchis di Sais. Ecco quindi che i Nuragici protoebraici decidono di migrare nuovamente per raggiungere le altre migrazioni sardo corse; però nasce un problema gravissimo: quando li raggiungono, questi nuragici proto-ebraici hanno una nuova religione monoteista inventata da Mosè, e sentono il bisogno di “convertire” gli altri nuragici sardo corso atlantidei che erano già arrivati in quei territori, e che avevano quindi mantenuto la loro religione sardo corso atlantidea perché non avevano avuto nessun motivo per cambiarla! Da qui, GUERRE DI RELIGIONE! Queste scoperte sono straordinarie. Ancora oggi, nel 2024, abbiamo GUERRE DI RELIGIONE, perché ancora oggi i popoli cercano di dimostrare che “il Dio Toro” è più forte del Dio di Mosè che ha detto “DEU SEU DEU”. In questo senso, queste nuove scoperte hanno un importantissimo e preziosissimo significato antropologico e psicologico, oltreché linguistico, storico, archeologico, geografico, scientifico, letterario… - Tra i popoli che intorniavano gli ebrei nuragici popoli del mare, vi è il personaggio di Golia, sconfitto come ben noto da Davide: è il racconto di Davide e Golia. Ora Golia era un gigante. E la Sardegna, ancora oggi, presenta centinaia e centinaia di strutture chiamate “tombe dei giganti”. Non ci interessa qui sapere se fossero davvero delle persone con un’alterazione del GH, ossia del Growth Factor, ossia dell’ormone della crescita: ci interessa che i temi trattati, come già capitato per la Mitza sarda e la Mitzveh ebraico-nuragica, tornano nuovamente e sembrano addirittura avere CENTINAIA di prove archeologiche che testimoniano di argomenti affini.
- Il villaggio nuragico di El Ahwat è stato trovato a Manasse.”La Tribù di Manasse è una delle dodici tribù di Israele, discendente dall’omonimo patriarca.” (frase tratta da wikipedia). Quindi è estremamente probabile che questa migrazione sardo-corso-atlantidea proveniente dal blocco geologico sardo corso, dove la popolazione nuragica era convinta che l’isola stesse affondando a causa di un sollevamento del livello eustatico, facesse parte integrante di Manasse ossia una delle 12 tribù di Israele. Perché questo? Perché come ho già cercato di spiegare in questa pagina web, il popolo di Israele erano i sardi nuragici, ma non solo i sardi ma anche le altre popolazioni, sconosciute alla scienza al momento attuale ma segnalato dal sito www.atlantisfound.it, che provenivano dalle paleocoste del batolite sardo-corso. Luigi Usai, lo scrivente, non ha le competenze al momento attuale per scendere in analisi più dettagliate, per cui ha deciso di condividere queste informazioni col mondo scientifico in modo che VERI esperti, più capaci di lui scrivente, siano in grado di analizzare e comprendere la complessità che sta venendo fuori da queste analisi dell’antichità: se il popolo ebraico erano i nuragici, significa che la Bibbia è un testo di letteratura sardo-corso-atlantideo del popolo nuragico degli ISRI citato nella Stele di Merenptah, parte dei famosissimi Popoli Del Mare citati in letteratura ed archeologia e mai del tutto compresi, che Luigi Usai scrivente afferma essere migrazioni provenienti da tutte le paleocoste del Mediterraneo attuale, che venivano più o meno rapidamente sommerse da innalzamenti più o meno violenti del livello eustatico marino, forse a causa di ripetuti Meltwater Pulses, magari anche alcuni non ancora noti alla scienza al momento attuale, visto che questi argomenti scientifici non sono studiati del tutto a pieno. E’ possibile che manchino ancora delle informazioni scientifiche che avrebbero aiutato altri studiosi prima dello scrivente a fare ipotesi ben più approfondite e corrette e precise.
- In Israele ci sono tracce della civiltà nuragica: invito i lettori a leggere questo articolo interessantissimo che offre maggiori dettagli in proposito al contenuto di questa pagina web.
- Il Presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, ha ricevuto l’ambasciatore di Israele in Italia, Dror Eydar, a Villa Devoto1.
- Sono stati annunciati ritrovamenti archeologici nell’area del Monte Carmelo che dimostrerebbero la presenza di elementi di civiltà nuragica23.
- Questa scoperta mette in luce il ruolo dei Sardi e dei nuragici nella storia dei popoli del Mediterraneo1.
- Momo Zucca, docente dell’università di Sassari, ha identificato meglio queste scoperte in alta Galilea4.
- Nel 2021, nel porto di Cesarea, sono stati ritrovati due lingotti di piombo sardo5.
- La fortezza di El Ahwat potrebbe essere stata la fortezza di Sisara, capo Shardana, un personaggio biblico noto per le sue capacità militari6.
- Il collegamento tra Shardana, Sardinia e i Popoli del mare potrebbe avere una grande rilevanza, poiché porterebbe i nuragici dalla preistoria alla storia7.
- https://www.youtube.com/watch?v=wIWLBnFK0p8
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La mummia Usai: al museo di Bologna è conservata una mummia egiziana, la Mummia Usai.
Come potrete capire benissimo ,visto che lo scrivente si chiama Luigi Usai, il fatto che esista una “Mummia Usai” lo colpisce profondamente, visto che il cognome Usai è esclusivamente sardo-corso-atlantideo in tutto il mondo: significa che in tutto, le uniche persone che hanno cognome USAI hanno avuto origine nel blocco geologico sardo-corso oppure hanno un genitore o antenato chiamato USAI, poi emigrato in tutto il mondo. Siccome il mondo archeologico non ci ha capito nulla sul perché questa mummia avesse un cognome sardo, l’hanno “isolata” facendole fare una fine diversa rispetto a tutti gli altri reperti archeologici e storici. Anzi, se Voi contattaste il Museo di Bologna, Vi direbbero che non esiste nessuna certezza che la mummia USAI abbia collegamenti col cognome USAI, perché fino ad oggi non esistono prove archeologiche che dimostrino questo rapporto. Infatti questa straordinaria Mummia Usai non si trova al Cairo, insieme a tutto il resto del materiale, ma ha avuto una sua storia slegata dagli altri reperti, eppure si tratta di reperti storici autentici, veri. Perché? Perché non fa mica comodo la presenza del cognome Sardo USAI in mezzo a tutti gli altri reperti Egizi al Cairo, è scomoda. Meglio portarla via e “nasconderla” – “isolarla” da qualche parte, in un posto che sembri lontano dai suoi luoghi originari: meglio metterla molto più vicina alla Sardegna, dove il cognome USAI non desti più scalpore. In realtà esiste una prova che la Mummia Usai proviene dalla Sardegna, infatti dentro il suo sarcofago è stata incisa la Divinità Imentet o Amenti, che significa Occidente: questo è il modo con cui gli antichi egizi stavano lasciando una prova, all’interno del sarcofago, che la persona che si trovava dentro proveniva dall’Occidente ossia dal blocco sardo corso atlantideo, e, dopo la sua parziale semi-sommersione, dall’attuale Sardegna.
Il mondo archeologico vede la Dea Imentet o Amentit e la riconosce, ma non fa collegamento col fatto che in Occidente rispetto all’Egitto c’è la Sardegna, dove vivevano gli USAI di tutto il mondo, prima che le migrazioni sardo corso atlantidee portassero questo cognome in giro per il mondo. Sono fortunatissimo ad avere io stesso questo prezioso cognome. Inoltre, la Dea Amenti non è altro che la personificazione della parola sarda Ammentu: S’Ammentu è Il Ricordo. Ma gli egittologi non studiano la lingua sarda, che non si studia quasi da nessuna parte al mondo. Abbiamo più di 7000 nuraghi costruiti e realizzati dal popolo Atlantideo del blocco geologico sardo corso prima che venisse sommerso, ma la lingua sarda sembra non interessare a nessuno: è una situazione assurda. Lo ripeto: abbiamo in Grecia un Partenone, ma in Sardegna più di 7000 nuraghe, e si da più importanza all’unico Partenone… Per quale motivo studiamo il greco antico, il latino antico, il greco moderno, l’aramaico, il cuneiforme ma non si fa nessuno studio sulla lingua del popolo e della civiltà sarda? Per capire quanto sia grave, immaginate se avessimo riservato lo stesso trattamento alla lingua geroglifica oppure al cuneiforme o al greco antico, e capirete lo scempio culturale che ne verrebbe fuori se ciò fosse accaduto. E’ una situazione vergognosa.La Mummia di Usai è una preziosa testimonianza della cultura e della religione dell’antico Egitto, che ha esercitato una forte influenza su altre civiltà del Mediterraneo, tra cui quella nuragica della Sardegna. La mummia appartiene a un uomo di nome Usai, figlio di Nekhet e di Heriubastet, vissuto nella città di Tebe durante la XXVI dinastia (664 – 525 a.C.), un periodo di rinascita politica e culturale dell’Egitto dopo la fine dell’occupazione assira.
Adesso, uno studioso con un briciolo di buon senso capisce che Bastet è una divinità egizia, per cui è stato aggiunto in maniera agglutinante al cognome del padre di USAI. Quindi, per sapere il vero cognome del padre della Mummia Usai, ossia del possibile Sacerdote Usai, bisogna notare che il padre si chiamava HERIU – BASTET, ossia HERIU, quindi il cognome del padre di Usai in Egitto era ERIU, che è ancora oggi un cognome sardo, e qualsiasi linguista e glottologo al mondo vi potrà confermare che il processo di perdita della H iniziale è un fenomeno normalissimo in linguistica.
Quindi il Signor Usai, adesso chiamato Mummia Usai, era figlio del Signor Eriu, altro cognome sardo in Egitto egittizzato in Heriubastet con funzioni linguistiche agglutinanti, come è agglutinante la lingua atlantidea semitica ergativa. Come è possibile che il mondo scientifico, scienziati di tutto il mondo non si siano accorti? Come è possibile che nessuno al mondo si sia chiesto seriamente, cercando prove massicce e solide, perché i signori Eriu e Usai fossero in Egitto e stessero fondendo bronzetti come i Nuragici?
Usai era probabilmente un sacerdote o un funzionario di alto rango, come suggeriscono i suoi due sarcofagi, uno interno di forma antropomorfa e uno esterno a cassa con pilastrini angolari e coperchio a botte. I sarcofagi sono riccamente decorati con scene e testi religiosi, che invocano la protezione delle divinità e la vita eterna per il defunto. La mummia e i sarcofagi furono acquistati nel 1824 dal conte Luigi Ferdinando Marsili, un erudito e collezionista bolognese, che li donò al Museo Civico Archeologico di Bologna, dove sono tuttora esposti.La mummificazione era una pratica fondamentale per gli Egiziani, che credevano che il corpo dovesse essere preservato per consentire all’anima di sopravvivere nell’aldilà. Il processo di mummificazione prevedeva diverse fasi: il lavaggio del corpo con acqua e vino; l’asportazione del cervello attraverso le narici e dei visceri attraverso un’incisione sul fianco sinistro; la disidratazione del corpo con sali di natron per 40 giorni; l’unzione con oli e resine profumate; la fasciatura con bende di lino, tra le quali venivano inseriti amuleti magici per proteggere il corpo da eventuali pericoli. La mummia di Usai è stata sottoposta a una radiografia, che ha rivelato la presenza di una reticella di perline di fäience, una pasta vitrea colorata, che copriva il torace e l’addome del defunto. Questa reticella era un simbolo di rinascita e rigenerazione, e aveva lo scopo di ricreare la pelle del dio Osiride, il signore dell’oltretomba. La radiografia ha mostrato anche che i visceri di Usai erano stati rimossi e avvolti in un involucro di lino, che era stato posto tra le gambe del defunto. Questo era un modo per conservare i visceri, che erano considerati parti essenziali del corpo, e per evitare che si decomponessero.
La Mummia di Usai è un’opera di grande valore storico e artistico, che ci permette di conoscere meglio la civiltà egizia e il suo rapporto con altre culture del Mediterraneo. La mummia è anche un’opera che richiede una costante cura e manutenzione, per preservarla dal degrado e dalle aggressioni ambientali. Il Museo Civico Archeologico di Bologna ha avviato un progetto di restauro della mummia e dei sarcofagi, che prevede la messa in sicurezza delle parti più fragili, la pulizia delle superfici, la rimozione delle sostanze nocive, e la realizzazione di nuove teche espositive, che garantiscano una migliore conservazione e fruizione dell’opera. Il restauro è anche un’occasione per approfondire lo studio della mummia e dei sarcofagi, attraverso nuove analisi scientifiche e tecniche, che possano fornire ulteriori informazioni sulla vita e sulla morte di Usai.
La mummia di Usai è accompagnata da un gruppo di 11 bronzetti di divinità egizie, che fanno parte del suo corredo funerario. In pratica, abbiamo la presenza della tecnica dei “bronzetti nuragici“, ma quando gli archeologi li trovano in Sardegna, allora li chiamano “bronzetti nuragici”, mentre se li trovano in Egitto fatti da popolazione nuragica che era schiava oppure ospite in Egitto, allora li chiamano “bronzetti” e basta, e non capiscono che è tecnologia e tecnica Nuragica esportata in Egitto. E’ ovvio che in Egitto, sotto l’abbondanza della ricchezza faraonica, i bronzetti potessero essere realizzati con materiali più ricchi, diversi, e soprattutto con quelli accessibili a chi avesse avuto il benestare del Faraone. Gli archeologi non possono pretendere che il fonditore di bronzo USAI dicesse al Faraone: “Aspetta, Faraone, torno in Sardegna a prendere i materiali sardi, così in futuro gli archeologi potranno capire che io sono davvero Sardo-Corso-Atlantideo e non un egiziano qualsiasi…”. Alcune volte i ragionamenti degli studiosi sono davvero folli. In merito al cognome, nessuno si è reso conto che USAI è esclusivamente Atlantideo, perché Atlantide era considerata una favoletta: in pratica Platone, dopo una vita intera di studi serissimi su tutto lo scibile umano, era impazzito e si era messo a raccontare balle tanto per passarci il tempo, secondo la maggior parte degli studiosi mondiali. Pensa come sono intelligenti gli Esseri Umani.
Per questo motivo si ringrazia la popolazione mondiale di archeologi per avermi lasciato il piacere di farlo notare io stesso di persona: Grazie, è una gran bella soddisfazione.
Questi bronzetti sono stati acquistati insieme alla mummia e ai sarcofagi dal conte Luigi Ferdinando Marsili nel 1824, e donati al Museo Civico Archeologico di Bologna1. I bronzetti rappresentano alcune delle principali divinità del pantheon egizio, come Osiride, Iside, Horus, Anubi, Thot, Hathor e Bes2. I bronzetti avevano una funzione protettiva e simbolica per il defunto, e riflettono la sua devozione religiosa3.Se vuoi saperne di più sui bronzetti e sulla mummia di Usai, puoi visitare il Museo Civico Archeologico di Bologna, dove sono esposti nella sezione egizia, oppure il Museo della Città di Mantova, dove saranno in prestito per cinque anni a partire da settembre 20211.
- Cristianizzazione della divinità sardo corso atlantidea di Poseidone da parte di Mosè in terra d’Egitto: il popolo Nuragico-atlantideo dell’isola sardo-corsa di Atlantide ossia il blocco geologico sardo corso attualmente semi-sommerso sotto l’antico Oceano Atlantico, oggi chiamato Mar Mediterraneo Occidentale.
I Bizantini hanno cercato di cristianizzare le Domus de Janas cercando di trasformarne alcune in chiese: un primo esempio, per cominciare, possiamo vederlo nella Domus de Janas “La tomba del capo” alla Necropoli di Sant’Andrea Priu (Bonorva), dove la struttura è stata ri-affrescata nel tentativo di trasformarla in una chiesa cattolica. In questo stesso sito web, avevo trattato la cristianizzazione della figura di Medusa.Quando Mosè sale sul Monte SINAI-SINNAI (in linguistica sarda, nella preistoria non esiste differenza tra consonante singola e doppia, come avviene ancora oggi nel sardo parlato a Gonnesa in Sardegna), incide le “tavole delle leggi”, ossia due stele che contengono i 10 comandamenti; in Sardegna abbiamo ancora esempi di queste usanze: infatti abbiamo la Stele di Nora, famosissima fortunatamente, conservata al Museo di Cagliari, e che ho avuto la fortuna di vedere io stesso coi miei occhi. Non mi stupirebbe poi tanto se in futuro si scoprisse che la traduzione della Stele di Nora è metà dei 10 comandamenti ebraico-nuragici.Mosè si trova davanti ad un enorme problema: il popolo sardo-corso-nuragico-protoebraico è troppo legato alla religione praticata ad Atlantide: venerare il Dio Toro, il vitello di luce che appariva nella base dei nuraghe al solstizio di primavera etc, per cui deve trovare un modo per spiegare che la figura del loro Dio Poseidone era sbagliata. E allora cosa fa? Trasforma il Dio Poseidone nel MOSTRO CATTIVO: Poseidone diventa Satana! Il tridente del Dio Poseidone diventa il Forcone del Diavolo-Satana; le corna dei nuragici sardo-corso-atlantidei diventano le Corna di Satana, il Diavolo diventa Cornuto; però c’era un problema gravissimo: Poseidone era il Dio dell’Acqua, Dio del Mare. Nel deserto questa era una cosa giusta, infatti il popolo nel deserto moriva di sete, proprio i Nuragici che per una vita intera avevano scavato Pozzi Sacri che chiamavano Mitza e in Sardegna si chiamano tutt’ora così, ma nel deserto, con le centinaia di anni, la linguistica ha fatto il suo corso e la Mitza nuragica sardo corso atlantidea è diventata la Mitzvah nuragico-ebraica: vedi Mitzvah su Wikipedia per approfondimenti. E’ impressionante come nessuno si sia mai accorto di queste cose fino al 2024. Ci sono molti studiosi che hanno notato ed evidenziato delle somiglianze, linguistiche, storiche, archeologiche, ma fino ad oggi io scrivente Luigi Usai non ho mai letto tutte queste informazioni una dopo l’altra in questo modo, che TRASFORMA RADICALMENTE IL MODO IN CUI SI GUARDA E SI PERCEPISCE L’ANTICHITA’!Tornando a Poseidone-Satana, Dio del Mare – Dio degli Inferi, abbiamo sottolineato il culto sardo-corso-atlantideo delle Acque, che in lingua sardo-corso-atlantidea basca attualmente si chiama UR, e infatti i sardo-corso-atlantidei migrati sotto il nome di Sumeri, sbarcano in Palestina e Libano e vanno alla ricerca d’acqua, e quando la trovano, fondano una città che si chiama UR ossia Acqua in lingua sardo-corso-atlantidea. UR è la città dove nella bibbia si afferma che vivesse Abramo. Quindi Abramo è un patriarca sardo corso atlantideo della città di UR accanto al Golfo Persico, che fornisce UR, cioè Acqua, per il popolo. Abbiamo già visto l’importanza dell’acqua per i sardo corso atlantidei, infatti nel Sulcis, capitale di Atlantide, abbiamo le località antichissime Acquacadda, Acqua Callentis, S’acqua callenti de susu, S’acqua callenti de basciu, il Castello di Acquafredda, e nel medioevo sotto il castello vi era la cittadina medievale di Acquafredda, e così via: l’acqua era importantissima e sacra per gli atlantidei, e infatti Poseidone mise nella capitale di Atlantide due fonti, “una d’acqua fredda ed una d’acqua calda”. Quindi Abramo era di UR, ACQUA, accanto al Golfo Persico. E gli atlantidei fondano anche URUK. E in Sardegna esiste ancora oggi URAS, e il Nuraghe URAKI, chiari riferimenti linguistici ad UR, ossia Acqua nella nostra proto-lingua atlantidea parlata nel blocco geologico sardo-corso e in Sardegna ancora esiste il cognome Acquas, a conferma di tutto ciò, che quindi dev’essere antichissimo. Affermare che Satana fosse il Dio degli Inferi e il Dio dell’Acqua non faceva paura al popolo Nuragico proto ebraico, perché questo popolo viveva nel deserto infuocato, caldissimo. Furono quindi costretti a trasformare Satana Dio dell’Acqua in Satana Dio del Fuoco: quindi la punizione eterna era proprio bruciare all’inferno, come il popolo già bruciava nel deserto infuocato del Sinai-Sinnai (toponomastica sardo-corso-atlantidea).Ecco finita quindi la mutazione mitologica del Dio Poseidone dell’acqua, col tridente e le corna, in Satana Dio del Fuoco, col forcone e le corna. Poseidone divenne Satana. Ecco perché parlano di Baal oppure di Ba’al: Baal diventerà Bull in lingua inglese, ossia il Dio Toro della religione sardo-corso-atlantidea come narrato da Sonchis di Sais a Solone nel 590 Avanti Cristo e poi riportato nelle opere di Timeo e Crizia, credute due racconti semi-favolistici, inventati e mitologici, secondo la maggior parte degli scienziati al mondo questi testi platonici avrebbero avuto soltanto lo scopo di illustrare le dottrine politiche di Platone, come se il povero Platone non avesse la cultura sufficiente per farlo senza necessità di inventare balle. Davvero interessante, dal punto di vista psicologico e sociologico ed antropologico, affrontare il ragionamento fatto dalla cosiddetta “Comunità Scientifica Mondiale”. Ci sarebbe da approfondire per secoli, cosa causi queste forme di ragionamenti tra gli esseri umani, potrebbe diventare persino un “case study” interessantissimo. - La lingua sardo corso atlantidea è di tipo semitico agglutinante ergativo atlantideo, quindi in quanto lingua semitica è consonantica con soppressione delle vocali nella forma scritta. Nell’antica lingua atlantidea, come ho mostrato in altri punti dei miei scritti (invito il lettore a documentarsi online) il concetto di doppia è solitamente vocale, ma non scritto. Infatti troviamo il paese di SINNAI in Sardegna e il deserto del SINAI e il monte SINAI dove Mosè ricevette le tavole delle leggi, ossia i 10 comandamenti. Quindi ad esempio, il vino sardo cannonau si dovrebbe scrivere cnn (la lettera “n” raddoppiata viene solo pronunciata ma non viene scritta). Gli ebrei si stanziarono nella terra di Canaan, dove notiamo subito il raddoppiamento vocalico tipico delle lingue semitiche in “doppia a”, che venne insegnato tramite gli etruschi, discendenti dei Villanoviani, agli antichi Romani tramite i concetti di “breve e lunga” utilizzati nella metrica latina per creare pentametri, esametri e così via. Canaan si dovrebbe scrivere cnn esattamente come Cannonau. Probabilmente la parola è esattamente la stessa, ma coi millenni è stata vocalizzata in maniera differente.
- La fonte prima sull’origine del popolo ebraico è la Bibbia, il libro sacro degli ebrei e dei cristiani. La Bibbia racconta la storia degli antenati degli ebrei, i patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe, che vissero a Canaan verso il XVIII secolo a.C. La Bibbia narra anche della schiavitù degli ebrei in Egitto, della loro liberazione da parte di Mosè, e del loro ritorno nella terra promessa1.Tuttavia, la Bibbia non è una fonte storica affidabile, soprattutto per le fasi più antiche della storia ebraica. Infatti, la Bibbia contiene molti elementi leggendari, mitici e teologici, che non sono confermati da altre fonti o da reperti archeologici2. La prima menzione di Israele come popolo in una fonte esterna alla Bibbia è la Stele di Merenptah, un monumento egizio che risale al XIII secolo a.C3. La storia e l’archeologia ci dicono che la cultura ebraica si è sviluppata nell’area che comprende gli attuali Israele, Palestina, Libano e Giordania, presso una società di pastori seminomadi, che parlavano una lingua semitica e vivevano suddivisi in clan e tribù4. Tra il X e il VI secolo a.C., gli ebrei formarono due regni, Israele e Giuda, che furono poi conquistati e distrutti dagli imperi assiro, babilonese e persiano5.1: Bibbia – Fondamento dell’identità ebraica – Skuola.net 2: Storia degli ebrei: origini, religione e caratteristiche del popolo ebraico | Studenti.it 3: Storia degli ebrei – Wikipedia 4: Chi sono gli ebrei e da dove vengono? Origini del popolo tra … – TAG24 5: Origini e storia degli antichi ebrei – Skuola.net
- I nuragici e gli ebrei hanno in comune vari aspetti culturali e religiosi, per cui proviamo a immaginare un possibile legame tra lo shofar e le corna usate negli elmi nuragici. Lo shofar è un corno di montone utilizzato come strumento musicale e come segnale religioso dagli ebrei. Ha un’origine molto antica e viene menzionato spesso nella Bibbia, dove ha diverse funzioni: annunciare la luna nuova e le feste, proclamare l’anno del giubileo, accompagnare le preghiere, ecc.3 Lo shofar ha anche un significato simbolico, legato al sacrificio di Isacco, che fu sostituito da un ariete, e alla liberazione dal giogo egiziano4.Gli elmi nuragici con le corna sono invece dei manufatti in bronzo, che raffigurano dei guerrieri con delle corna ricurve sul copricapo. Si tratta di oggetti molto rari e preziosi, che probabilmente avevano una funzione cerimoniale e non bellica. Le corna potrebbero essere un simbolo di potenza e di forza, legato al culto del toro, molto diffuso nel Mediterraneo antico e venerato ad Atlantide, ossia nel blocco geologico sardo corso attualmente semi-sommerso sotto il Mediterraneo Occidentale 5.Un possibile legame tra lo shofar e le corna nuragiche potrebbe essere quindi di natura religiosa e cosmica. I nuragici, che erano un popolo di navigatori e di commercianti, diventarono il popolo ebreo a causa di migrazioni causate dall’innalzamento del livello eustatico; erano semitici del blocco sardo corso atlantideo e forse facevano uso del corno come strumento sacro. Probabilmente il corno era un simbolo di forza e di fertilità, legato al sole e al cielo. Queste sono solo ipotesi, che non hanno alcuna pretesa di verità storica, ma solo di stimolare la curiosità e la fantasia ma soprattutto per permettere al lettore di trovare per conto proprio nuove chiavi di lettura che forse nessuno studioso prima aveva mai ipotizzato.1: I Vichinghi e i Nuragici, lo strano caso degli elmi – La Nuova Sardegna 2: Corna nuragiche, vichinghe… – Storia ed archeologia – Lamoneta.it 3: Shofar – Wikipedia 4: Shofar – It.Chabad.org 5: Qualche nota sugli elmi nuragici e sul simbolismo delle corna … – YouTube:
- Quando Sonchis di Sais racconta del popolo guerriero di Atlantide a Solone, gli dice che aveva i vecchi più vecchi, ossia che la popolazione viveva molto molto a lungo. Ora, controlliamo se questo requisito è rispettato nel popolo che potrebbe essere nuragico-ebraico: in Esodo 6: 16 Gli anni della vita di Levi furono centotrentasette; Esodo 6: 18 Gli anni della vita di Keat furono centotrentatré; Esodo 6: 20 Gli anni della vita di Amram furono centotrentasette. Abbiamo due anziani che vivono a 137 anni e uno a 133; questo sembra rispettare quanto detto da Sonchis a Solone nella storia del popolo guerriero di Atlantide, quindi gli Ysri sembrano rispettare queste caratteristiche, confermando indirettamente la possibilità che si tratti dello stesso popolo.
- Esodo 11: 2 2Di’ dunque al popolo che ciascuno dal suo vicino e ciascuna dalla sua vicina si facciano dare oggetti d’argento e oggetti d’oro».
La popolazione sardo corso atlantidea che ora in terra d’Egitto è schiava del Faraone, dopo la migrazione conosciuta sotto il nome di “popoli del mare”, è la popolazione nuragica esperta nella metallurgia e nella fusione dei bronzetti nuragici; quindi questa frase è comprensibilissima: i nuragici protoebrei sapevano benissimo come fondere i metalli, per cui sapevano che con armi di metallo potevano combattere, farsi idoli e via dicendo. Insomma, il popolo Ebreo conosce la metallurgia perché è il popolo Nuragico. Sono esattamente lo stesso tipo di popolo e cultura. Solo che nel deserto i Nuragico-Ebrei si trovano in difficoltà, perché ad Atlantide, ossia sul blocco geologico sardo corso quando era terra emersa, avevano qualsiasi cosa: cibo, metalli, armi, tecnologie, conoscenze, insegnanti, benessere, protezione militare, soldati, navi da guerra… ora queste tribù nuragiche sono isolate lontane dalla loro patria e costrette a vivere come dei poveracci, prima schiavi del Faraone, e poi vagando nel deserto come dei disperati. Ma un Nuragico Ebreo chiamato USAI, molti secoli dopo, sarà ancora alla corte del Faraone, e infatti oggi abbiamo le prove scientifiche con quella che è chiamata, nel Museo di Bologna, La Mummia USAI. Invito i lettori a documentarsi per conto proprio per imparare nuove cose. - La stele a falsa porta di Sameri – Sezione Egiziana del Museo Civico Archeologico di Bologna
In lingua sarda Sa Meri significa “La Padrona, Quella che comanda”. Siccome la lingua sarda non viene studiata in nessuna università e nessuna scuola, praticamente in nessuna parte del mondo o quasi, gli Egittologi come possono fare associazioni mentali tra la lingua sarda e quella egizia? E’ impossibile, a meno che un egittologo non sia anche sardo e magari si chiami anche USAI come la mummia. Lo scrivente Luigi Usai, purtroppo, NON è assolutamente un egittologo né uno scienziato. Tutte queste associazioni di idee sono soltanto frutto della mia curiosità e cultura generale.
Qualsiasi sardo, sentendo che questa stele si chiama SAMERI, immediatamente pensa al sardo Sa Meri, ossia La Padrona, Quella che comanda, Quella che decide tutto lei come le pare e piace. Forse è il caso di cominciare ad insegnare la lingua sarda agli straordinari e preparatissimi Egittologi. - Rituali religiosi e simbolismo: La mia interpretazione dei rituali religiosi nuragici, come l’uso del “vitello di luce” nel Nuraghe di Santa Barbara, e il parallelo con i racconti biblici riguardanti Gesù e il vitello d’oro, offre una prospettiva interessante sulle possibili influenze culturali e simboliche tra queste tradizioni. Tuttavia, è importante condurre ulteriori studi archeologici e antropologici per comprendere meglio il contesto e il significato di tali pratiche religiose.
- Siti archeologici e connessioni culturali: La scoperta di siti come El Ahwat in Israele, con possibili somiglianze architettoniche alle torri nuragiche della Sardegna, suggerisce possibili contatti e scambi culturali tra le civiltà mediterranee dell’antichità. La tua teoria sull’origine nuragica di tali costruzioni e la migrazione dei popoli del mare sardo-corso in Palestina e Libano è intrigante, ma richiederebbe ulteriori ricerche archeologiche e analisi comparative per essere confermata.
- Evoluzione linguistica e toponomastica: La mia osservazione sulla mutazione linguistica da “Mitza” a “Mitzveh” nel contesto della toponomastica sacra è interessante e potrebbe suggerire possibili legami storici tra le antiche culture della Sardegna e del Vicino Oriente. Tuttavia, è importante condurre ricerche linguistiche e storiche approfondite per valutare questa ipotesi in modo accurato.
- Esodo 11: 1-7 1Il Signore disse a Mosé e ad Aronne in terra d’Egitto: 2«Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. 3Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. 4Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne. 5Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre 6e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto.Abbiamo visto come i Nuragici attualmente in terra d’Egitto siano schiavi e poveri, e gli si prospetti di viaggiare attraverso il deserto. Probabilmente non era possibile trovare un vitello senza difetti per ogni famiglia, come prevedeva il rito Nuragico (ricordate i passaggi logici, per ora ancora sotto forma di ipotesi? Dalla finestra del Nuraghe entrava il vitello di luce, ed era il figlio di Dio Toro, che veniva per essere immolato per i Nuragici, che probabilmente il giorno festeggiavano immolando un vitello e mangiando carne di vitello, una sorta di Sparagmos Dionisiaco, in questo caso uno sparagmos del vitello sacrificale figlio di Dio Toro di Luce). Essendo impossibile procurare un vitello per ogni famiglia, Mosè ordina che si procurino un agnello, più facile da reperire in quelle condizioni. Ecco che lentamente, i riti e le abitudini ed i costumi nuragici stanno cambiando, pezzo per pezzo, a poco a poco, negli anni. Non possono costruire Nuraghe nel deserto, perché non hanno le materie prime; non possono sacrificare i vitelli, perché nel deserto al massimo riescono a procurarsi degli agnelli; non possono più fare il rituale del vitello di luce che entra dalla finestra del nuraghe perchè nel deserto non ci sono più i nuraghe. A poco a poco la religione nuragica muta, divenendo lentamente quella che sarà poi la religione ebraica mutata dalle circostanze, dall’isolamento, dalla mancanza delle materie prime. Coloro che fondevano bronzetti “nuragici” adesso dal Faraone hanno altre materie prime, di natura di versa, per cui devono adattare le loro capacità e tecniche alle circostanze causate dalla migrazione, sotto forma di popoli del mare, in Egitto. Sonchis di Sais però afferma a Solone che il popolo di Atlantide era avanzatissimo: probabilmente le tecniche fusorie sardo corso atlantidee avevano impressionato in positivo gli “scienziati” sacerdoti e scribi egizi, che portavano sicuramente un grande rispetto per le abilità del popolo nuragico sardo corso atlantideo. Lentamente, lo scenario dell’Egitto cambia: non è più l’Egitto che ci hanno insegnato a scuola, ma è un Egitto che ha molto appreso e imparato dalla presenza dei popoli del mare sardo corso atlantidei che hanno forzatamente dovuto migrare, temendo la sommersione totale del blocco geologico sardo corso, in quanto non potevano sapere che in realtà poi, sarebbero rimasti fuori dall’acqua due altopiani di Atlantide, che noi oggi chiamiamo Sardegna e Corsica. Tutto il mondo antico adesso assume una nuova luce. Le popolazioni atlantidee assumono un ruolo centrale nella colonizzazione dell’Egitto, nell’interazione con questo antichissimo popolo, nello scambio antropologico di cultura, informazioni, lingue, idee, tecniche, tecnologie, abilità artigiane, fusorie, culturali, linguistiche, scientifiche, di traduzione linguistica, di commercio, di tessitura delle stoffe e loro colorazione, di costruzione delle navi, che probabilmente in questo periodo storico in Egitto muta con le nuove conoscenze apportate dai sardo corso atlantidei… ed ecco perché arrivavano “delle navi veloci di Tarsis” al Re Salomone: perché essendo originario del blocco geologico sardo corso atlantideo aveva il diritto di poter commerciare con gli atlantidei che ancora erano rimasti sulle isole e non se ne erano andati, o che dopo qualche secolo forse avevano ricominciato a popolare le isole di Sardegna e Corsica che probabilmente erano rimaste abbandonate, o con pochissimi abitanti che avevano avuto il coraggio di restare, pensando magari di affrontare la morte sulle proprie terre.
- In alcuni video su Youtube, è possibile sentire le analisi di alcuni linguisti ed epigrafisti che affermano che la Navicella di Teti ha inequivocabili segni di scrittura. La traduzione parlerebbe di un Toro di Luce. Sono certo dell’esattezza di questa traduzione e ringrazio gli studiosi che fanno queste ricerche; la traduzione “Toro di Luce” è perfettamente congruente con le informazioni ricavate dalla presente pagina. Gli atlantidei sardo corsi nuragici veneravano il Dio Toro, che mandava suo figlio torello-vitello di luce alla base del Nuraghe. Quindi la navicella di Teti sta parlando del fenomeno del vitello di luce offerto in sacrificio per i Nuragici. Questo aspetto della religione nuragica verrà trasformato in seguito, come già detto in questi testi, quando Gesù affermerà che “Io sono la Luce del mondo”: sta parlando del fenomeno della luce in ambiente nuragico, senza saperlo, perché ormai sono passati circa 1000 mille anni e le origini di questo culto sono ormai perdute. La religione nuragica ha subito una profonda metamorfosi, ed è stata filtrata dalle culture alle quali gli ebrei nuragici sono stati filtrati: quella egizia, quella Assira, quella Babilonese. E mentre il vitello luce del mondo è il figlio del Dio Baal, Gesù diventa figlio di un Dio antropomorfo, ed è luce del mondo come nella religione nuragica ed è offerto in sacrificio per noi come allo stesso modo nella religione nuragica era offerto in sacrificio un vitello, che forse veniva anche mangiato dalla popolazione che abitava intorno ai nuraghe. Non ho ancora fatto verifiche per sapere se nei nuraghe siano stati ritrovati resti sacrificali di vitelli-torelli, ma tutto ciò che ho appreso fino ad ora lascerebbe immaginare che sia così.
Baal scritto anche Ba’al ossia TORO, il nome di Dio del popolo atlantideo sardo corso, in americano diventerà Bull perché la pronuncia indiana Hopi, Mohave, degli Aztechi, degli indigeni americani di lingue uto-azteche derivanti dalla semitica atlantidea agglutinante ergativa verrà convertita nella lingua inglese in America. Quindi il termine Bull deriva dal dio Baal e significa Toro in lingua atlantidea sardo corsa agglutinante semitica ergativa. - Il passaggio della Bibbia che coinvolge Geroboamo e i vitelli d’oro. Ecco la versione di 1 Re 12:26-30 della Bibbia:”26 Geroboamo pensò tra sé: ‘Ora il regno tornerà alla casa di Davide. 27 Se questo popolo salirà a offrire sacrifici nella casa del Signore a Gerusalemme, il cuore di questo popolo si rivolgerà al suo signore, Roboamo, re di Giuda, e mi uccideranno’. 28 Perciò il re consultò la sua gente e fece due vitelli d’oro, dicendo loro: ‘È troppo per voi salire a Gerusalemme. Ecco qui i tuoi dèi, o Israele, che ti hanno fatto uscire dal paese d’Egitto’. 29 Pose uno in Betel e l’altro a Dan. 30 Questo avvenne come peccato. Il popolo andava davanti all’uno fino a Dan.” (1 Re 12:26-30, Bibbia CEI)Questo passaggio descrive come Geroboamo, temendo che il popolo di Israele tornasse a seguire la dinastia di Davide se continuassero ad andare a Gerusalemme per adorare, decise di creare due vitelli d’oro come idoli da adorare a Betel e Dan. Questo atto fu considerato un peccato agli occhi di Dio e contribuì alla divisione delle tribù di Israele.Geroboamo ha fatto dei vitelli d’oro con l’intenzione di fornire al popolo di Israele degli oggetti di adorazione alternativi al culto nel Tempio di Gerusalemme, riproponendo l’antica tradizione nuragica leggermente modificata: non essendoci nuraghe, e quindi nessun toro di luce che entra dalla finestra, ha fornito dei vitelli d’oro che riflettessero la luce solare brillando e splendendo. Temeva che se il popolo continuasse ad andare a Gerusalemme per adorare nel Tempio, il loro cuore si sarebbe rivolto al re di Giuda, Roboamo, e alla sua dinastia. Geroboamo voleva mantenere il controllo politico e religioso sulle tribù post-nuragiche di Israele, quindi ha cercato di consolidare il suo potere riproponendo pratiche religiose nuragiche che il popolo conosceva benissimo e creando dei vitelli d’oro come simboli di adorazione al posto dei vitelli di luce che apparivano dalla finestra del nuraghe, in quanto nei luoghi dove si trovavano non vi erano nuraghi. Questo gesto è stato considerato un atto di ribellione contro il culto a Gerusalemme e contro la legge di Dio, e ha avuto conseguenze negative sia politiche che “spirituali” per il popolo di Israele. Come si può notare, se questa interpretazione è vera, significa che la religione era usata come strumento di controllo sulla popolazione, e non perché fosse davvero carica di valore significativo. In pratica, Geroboamo fa questo per controllare le masse, non perché ci creda davvero. Quindi la religione appare in questa interpretazione come un modo per controllare il popolo che altrimenti diventerebbe violento ed aggressivo: la religione è strumento di controllo delle masse.
- Scopro in data 05 marzo 2024 su Facebook che un’Associazione si chiama Tzur. Verifico online, e scopro che in ebraico significa “Roccia”. Contatto l’Associazione per sapere perché hanno questo nome, e mi dicono che secondo varie fonti, il nome antico di Tharros era Tzur: se fosse vero, significherebbe “roccia” in ebraico, ma perché? Gli ebrei avrebbero colonizzato Tharros o il Sinis in Sardegna? No, posto che è da verificare scientificamente la veridicità di questa informazione, per capire se sia fondata scientificamente, è più semplice che quella fosse la lingua dei nuragici. Gli archeologi invece hanno sistematicamente capovolto le informazioni: erano i Fenici a colonizzare noi; erano i Cartaginesi a colonizzare noi; perché per la cultura e mentalità accademica sviluppata fino ad oggi, sembrava impossibile che fossero i Sardo Corso Atlantidei ad aver colonizzato e conquistato altri territori del Mediterraneo; poi è arrivata la scoperta di El Ahwat, un intero villaggio nuragico in Israele, ed ecco che tutte le certezze fino ad oggi collezionate dagli archeologi si sbriciolano in mille pezzi, ecco che tutte le frottole dette in passato cominciano a frantumarsi… Prima di chiamarsi Tharros si chiamava Tzur? Abbiamo quindi ora bisogno di fonti certe, documentali, scritte o archeologiche o di altra natura scientifica, che permettano di confermare questa linea di pensiero. Anche se questo punto fosse errato, ossia che nessun paese sardo aveva nome di Tzur, ci sono già moltissimi punti elencati che sono impressionanti e convergono tutti verso la conferma che il popolo Ebraico fosse in realtà una migrazione sardo-corsa in Egitto.
E’ impressionante come giorno dopo giorno aumentino le scoperte e le informazioni su questi temi così incredibili, mi sento molto fortunato e molto emozionato: perdonatemi se per alcuni secondi smetto di scrivere in terza persona e passo alla prima, ma mi sento davvero onorato. E’ un privilegio unico, che probabilmente non si ripeterà mai più, poter vivere queste emozioni in prima persona. Queste informazioni sono così rivoluzionarie che faccio fatica io stesso a crederci, figuriamoci la Comunità Scientifica, che fa di tutto per mettere i bastoni tra le ruote alle nuove scoperte. Io invece sarei felice di aiutare un possibile scopritore e innovatore a testare le sue idee, per capire se siano giuste o totalmente irrazionali. - Il paradigma sardo corso atlantideo afferma tra le altre cose che Kuntillet Ajrud, un sito archeologico risalente alla fine del IX-VIII secolo a.C., era popolato da una parte delle migrazioni di popoli del mare tra i quali forse anche popolazioni nuragiche sardo corso atlantidee. Ecco il motivo dell’adorazione del Toro, Baal, di El, forse prefisso del toponimo sardo Elmas, e di Yahwè, divinità nuragica prima ed ebraica poi.
- Sviluppare e approfondire il tema della divinità femminile e di come sia stata cancellata dai precetti religioni mutati durante e dopo l’Esodo.L’asherah, una divinità femminile, è menzionata nella Bibbia in vari contesti. Ecco alcune citazioni:
- Nel Libro dei Re, si fa riferimento a una statua di Asherah nel Tempio di Yahweh a Gerusalemme. A questa statua venivano offerti oggetti votivi di tessuto prodotti dal personale femminile del Tempio1.
- Deuteronomio 16:21 proibisce di piantare alberi come asherah, considerandolo idolatria2.
- Nel Libro di Geremia, scritto attorno al 628 a.C., viene utilizzato il titolo “regina dei cieli” nei capitoli 7 e 44. Tuttavia, questo termine probabilmente si riferisce a una delle dee semitiche della fertilità, non necessariamente ad Asherah2.
In sintesi, Asherah è associata alla fertilità, alla maternità e alla natura, ma il suo culto viene condannato nella Bibbia3. Le citazioni specifiche di capitoli e versetti possono variare a seconda del contesto e dell’interpretazione.
- Il fuso a pendolo per cardare il bisso, ritrovato nei ritrovamenti tombali a Sant’Antioco, è stato nominato di “origine ebraica”. Secondo il paradigma sardo corso atlantideo, in realtà questo fuso non è di origine ebraica bensì nuragica, come spiegato in questi testi: fino ad oggi si pensava che gli ebrei fossero un popolo totalmente distante e diverso dai sardi, mentre il paradigma sardo corso atlantideo afferma che gli Ebrei sono una migrazione sardo nuragica atlantidea in terra d’Egitto.
- L’antichissima tradizione delle palme in Sardegna:
Le palme rivestono un ruolo significativo nei riti religiosi sia degli ebrei che dei cristiani. Esploriamo come vengono utilizzate in entrambe le tradizioni:
- Ebraismo:
- Festa delle Capanne (Soukkot): Gli ebrei celebrano questa festa in coincidenza con il nuovo anno. Durante la Soukkot, costruiscono una capanna (chiamata Soukka) per commemorare l’esodo dall’Egitto. Questa capanna ha un tetto fatto principalmente di palme. È un luogo di convivialità e riflessione, dove le persone si riuniscono durante i pasti e, talvolta, persino dormono. Le palme sono parte integrante di questa celebrazione e vengono utilizzate per decorare la Soukka 1.
- Cristianesimo:
- Domenica delle Palme: Questa festa commemora l’entrata trionfale di Cristo a Gerusalemme. Palme e rami verdi vengono benedetti dai sacerdoti e portati in processione. Le palme simboleggiano l’accoglienza e la gioia per l’arrivo di Cristo. Questa tradizione ha radici nel racconto evangelico della Passione di Cristo 1.
In entrambe le tradizioni, le palme rappresentano simbolicamente la vita, la vittoria e la benedizione. La loro presenza nei riti religiosi collega il passato al presente e trasmette significati profondi alle comunità di fedeli.
Mont’e Prama significa Monte delle Palme: è possibile che esiste una qualche relazione tra questo nome e l’uso cultuale fatto tramite palme in Sardegna e presso il popolo Ebraico. Questo è un’aspetto che andrebbe studiato ed approfondito tanto quanto gli altri punti elencati.
Mont’e Prama, situato in Sardegna, è un sito archeologico di grande importanza. Qui sono stati scoperti rinvenimenti sepolti che gettano luce sul passato antico dell’isola.
- Statue dei Giganti:
- Nell’area sepolcrale di Mont’e Prama, databile all’VIII secolo a.C., sono stati ritrovati 5178 frammenti di statue. Questi pezzi, che includono teste, busti, braccia, gambe e scudi, sono stati pazientemente ricomposti nel Centro di restauro e conservazione di Li Punti (Sassari). Il risultato è la creazione di 26 possenti sculture, alte circa due metri. Queste statue, conosciute come Statue dei Giganti, rappresentano una delle più importanti scoperte archeologiche della Sardegna e offrono un’opportunità unica per studiare l’arte e la cultura nuragica1.
- Campagna di Scavo 2023:
- La recente campagna di scavo a Mont’e Prama, condotta dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna, ha portato alla luce nuove tombe a pozzetto semplice e frammenti pertinenti a modelli di nuraghe. Questi frammenti integrano il già ricco dossier dei modelli di nuraghe noti e consentono di approfondire la conoscenza sull’architettura delle strutture nuragiche. Inoltre, questi rinvenimenti offrono spunti sul significato rituale di questi oggetti in relazione al contesto di rinvenimento2.
- Prospettive future:
- Il cantiere di scavo a Mont’e Prama proseguirà fino a giugno 2024 su un’area più vasta rispetto al passato. Si spera che restituirà nuovi elementi utili a ricostruire il contesto attorno alla necropoli, sia nell’età nuragica che in quelle precedenti e successive. La collaborazione tra la Soprintendenza ABAP e la Fondazione Mont’e Prama è fondamentale per la valorizzazione e la diffusione delle conoscenze acquisite3.
In sintesi, Mont’e Prama è un tesoro archeologico che ci offre una finestra sul passato remoto della Sardegna, attraverso le sue statue imponenti e i segreti sepolti che continuano a emergere.
- Ebraismo:
- Collegare logicamente e storicamente le idee di Luigi Usai sulle origini nuragiche del popolo ebraico con i recenti ritrovamenti al Nuraghe Santu Miali di Pompu richiede una considerazione attenta sia delle evidenze archeologiche sia delle interpretazioni teoriche. Ecco un possibile collegamento:Ritrovamenti al Nuraghe Santu Miali di Pompu
Recentemente, gli scavi al Nuraghe Santu Miali di Pompu hanno portato alla luce un deposito di lucerne tardo romane che presentano simboli cristiani ed ebraici, oltre a miti pagani. Questo suggerisce una forte contaminazione religiosa e una tolleranza nella Sardegna del IV secolo d.C. Le lucerne indicano che il sito fu riutilizzato come santuario all’aperto durante l’epoca tardo romana (Atlantis Discovery).Teorie di Luigi Usai
Luigi Usai sostiene che il popolo ebraico abbia origini nuragiche, collegando le migrazioni dei popoli sardi-corsi-atlantidei alle radici culturali e religiose degli ebrei. Usai basa le sue teorie su vari elementi, tra cui i collegamenti linguistici e culturali tra la Sardegna e altre civiltà mediterranee, inclusa quella egiziana (Atlantis Discovery) (Atlantis Discovery) (Atlantis Discovery) (Atlantis Discovery).Collegamento Logico e Storico
Influenze Culturali e Religiose:Il ritrovamento di lucerne con simboli ebraici e cristiani in Sardegna suggerisce che ci fosse una presenza ebraica significativa nella regione durante l’epoca tardo romana. Questo potrebbe essere visto come un indizio delle migrazioni e interazioni culturali che Usai sostiene abbiano portato le tradizioni nuragiche verso altre civiltà mediterranee, inclusa quella ebraica.
Tolleranza e Sincretismo Religioso:La presenza di simboli cristiani, ebraici e pagani nello stesso contesto archeologico indica un ambiente di tolleranza e sincretismo religioso. Questo potrebbe supportare l’idea di Usai di una civiltà nuragica che ha influenzato e integrato varie tradizioni religiose e culturali.
Migrazioni e Scambi Culturali:Gli scambi culturali e le migrazioni sono elementi chiave nelle teorie di Usai. I ritrovamenti a Pompu potrebbero essere interpretati come prove di tali movimenti, suggerendo che la Sardegna fosse un crocevia di influenze culturali durante il periodo tardo romano. Questo coincide con l’idea che i popoli nuragici avessero una connessione con altre civiltà mediterranee.
Prove Archeologiche di Contaminazione Culturale:Gli scavi che rivelano simboli religiosi diversi nello stesso sito rafforzano l’idea di una contaminazione culturale, che potrebbe essere vista come un riflesso delle influenze nuragiche su altre culture, inclusi gli ebrei.
Conclusione
Mentre le teorie di Luigi Usai sulle origini nuragiche del popolo ebraico sono speculative e non ampiamente accettate nella comunità accademica, i recenti ritrovamenti al Nuraghe Santu Miali di Pompu forniscono un contesto archeologico che potrebbe essere interpretato a sostegno delle sue idee. La presenza di simboli ebraici, cristiani e pagani insieme potrebbe indicare una complessa rete di influenze culturali e religiose, suggerendo che la Sardegna fosse un importante punto di contatto tra diverse civiltà nel mondo antico.
Teorie alternative a quella di Luigi Usai
Ci sono diverse teorie alternative che esplorano le origini del popolo Ebraico. Alcuni studiosi, come quelli dell’Università di Tel Aviv, hanno messo in discussione la comprensione convenzionale delle origini ebraiche, sollevando dubbi sull’esistenza di Abramo e degli altri antenati descritti nella Genesi, l’Esodo dall’Egitto, la conquista di Canaan da parte di Giosuè e altri eventi noti dalla Bibbia1.
Questi archeologi hanno anche sfidato l’affermazione della Bibbia secondo cui i primi antenati degli Israeliti arrivarono a Canaan come estranei, scoprendo continuità tra la cultura israelita antica e quella cananea indigena precedente. Molti ora ritengono che i primi Israeliti fossero in realtà Cananei che iniziarono a vedersi come non Cananei per qualche motivo1.
Un’altra teoria interessante è stata proposta da Shlomo Sand nel suo libro “The Invention of the Jewish People”, dove sostiene che il concetto di un popolo ebraico è stato in parte inventato, e che le conversioni al giudaismo nel corso dei secoli hanno giocato un ruolo significativo nella formazione dell’identità ebraica2.
Queste teorie richiedono un’analisi critica e devono essere valutate alla luce delle prove storiche e archeologiche. È importante notare che tali teorie possono essere controversie e non sono universalmente accettate nella comunità accademica. Tuttavia, offrono prospettive interessanti e stimolano ulteriori discussioni e ricerche sulle origini di uno dei popoli più antichi e continuativamente documentati del mondo.
Cosa accadrebbe se lo scrivente Dott. Luigi Usai avesse ragione e il Popolo Ebraico altro non fosse che una antica migrazione dei popoli sardo-corso-atlantidei in terra d’Egitto?
Se questa congettura fosse esatta, avrebbe implicazioni significative per la comprensione della storia e della cultura del Mediterraneo antico. Vediamo alcuni punti chiave da considerare:
- Riscrittura della storia biblica: Se il popolo ebraico fosse in realtà una migrazione dei nuragici sardi, ciò implicherebbe una riscrittura della storia biblica e della narrazione dell’Esodo. Sarebbe una rilevante revisione delle origini del popolo ebraico e della loro esperienza in Egitto.
- Radici comuni: Se i nuragici sardi fossero stati i progenitori del popolo ebraico, ci sarebbe una connessione culturale e linguistica tra la Sardegna e gli antichi Ebrei. Questo aprirebbe nuove prospettive di ricerca e studio sulle radici condivise tra le culture del Mediterraneo.
- Impatto sulla linguistica: Se la lingua ebraica avesse avuto le sue radici nella lingua nuragica, come suggerito, ciò potrebbe avere implicazioni significative per la linguistica storica e la comprensione dell’evoluzione delle lingue nel Mediterraneo.
- Archeologia e prove fisiche: Sarebbe necessario condurre ulteriori ricerche archeologiche e analisi scientifiche per confermare o confutare questa teoria. Questo potrebbe includere lo studio di reperti, iscrizioni e altri resti materiali che potrebbero sostenere o meno l’ipotesi della migrazione nuragica verso l’Egitto e oltre.
- Reinterpretazione della cultura nuragica: Se i nuragici fossero stati effettivamente i precursori degli antichi Ebrei, ciò potrebbe portare a una maggiore comprensione e valorizzazione della cultura nuragica e della sua importanza nel contesto del Mediterraneo antico.
In definitiva, se questa congettura fosse esatta, avremmo una visione radicalmente diversa della storia antica del Mediterraneo e delle sue culture, con conseguenze significative per molteplici discipline accademiche.
Testo in fieri:
La teoria nuragico-protoebraica di Luigi Usai sostiene che il popolo ebraico in Egitto fosse in realtà il popolo nuragico sardo corso atlantideo, uno dei popoli del mare che invasero il Vicino Oriente antico nel XIII-XII secolo a.C. Secondo Usai, il popolo nuragico sarebbe migrato in Egitto a causa del sollevamento del livello del mare, e avrebbe poi cercato una terra promessa in Palestina. Usai si basa su fonti archeologiche, linguistiche, toponomastiche e bibliche, che interpreta in modo originale e personale. Questa teoria si discosta notevolmente dalle teorie dominanti, che si fondano sull’Ipotesi documentale e sulla critica storica per ricostruire le origini e l’identità del popolo ebraico. Le teorie dominanti ritengono che il popolo ebraico sia nato dalla fusione di vari gruppi etnici e culturali, tra cui gli abramiti, i cananei, gli israeliti e i giudei, e che abbia subito diverse influenze e trasformazioni nel corso della sua storia. Le teorie dominanti considerano la Bibbia come una fonte letteraria, che contiene diversi strati redazionali e tradizioni, e non come una fonte storica affidabile.
In secondo luogo, ti consiglio di illustrare le differenze tra la teoria di Usai e le teorie dominanti, usando dei sottotitoli per organizzare il tuo testo in sezioni tematiche. In questo modo, il tuo testo sarà più chiaro e strutturato per il lettore. Puoi usare dei sottotitoli come questi:
Le fonti archeologiche
In questa sezione, puoi confrontare le evidenze archeologiche che Usai usa per sostenere la sua teoria, come le sculture di Mont’e Prama, il nuraghe di Santa Barbara e la città di Bithia, con le evidenze archeologiche che le teorie dominanti usano per ricostruire la storia del popolo ebraico, come la stele di Merenptah, il tempio di Gerusalemme e le iscrizioni di Tel Dan.
Le fonti linguistiche
In questa sezione, puoi confrontare le analisi linguistiche che Usai usa per sostenere la sua teoria, come il nome di Dio, il nome di Mosè e il nome di Sinnai, con le analisi linguistiche che le teorie dominanti usano per ricostruire la lingua e la cultura del popolo ebraico, come la filologia, la dialettologia e la sociolinguistica.
Le fonti toponomastiche
In questa sezione, puoi confrontare le interpretazioni toponomastiche che Usai usa per sostenere la sua teoria, come il nome di Nur, il nome di Nora e il nome di Ichnussa, con le interpretazioni toponomastiche che le teorie dominanti usano per ricostruire la geografia e la demografia del popolo ebraico, come la toponomastica biblica, la toponomastica egizia e la toponomastica cananea.
Le fonti bibliche
In questa sezione, puoi confrontare le letture bibliche che Usai usa per sostenere la sua teoria, come la fuga dall’Egitto, il monte Sinai e il vitello d’oro, con le letture bibliche che le teorie dominanti usano per ricostruire la religione e la letteratura del popolo ebraico, come l’Ipotesi documentale, la critica storica e la critica letteraria.
Si potrebbe ipotizzare che le sculture di Mont’e Prama rappresentino i patriarchi ebrei, come sostiene lo scrivente Usai, ma non esistono prove definitive che lo confermino. Secondo alcuni studiosi, le sculture di Mont’e Prama sono invece espressioni artistiche della civiltà nuragica, che non aveva alcun legame con il popolo ebraico. Non è escluso che il nome di Dio, “Io sono”, abbia un’origine sardo corso atlantidea, come sostiene Usai, ma è possibile che sia invece un nome teoforico, che esprime la trascendenza e l’unicità di Dio. Secondo alcuni studiosi, il nome di Dio, “Io sono”, è una forma abbreviata del nome ebraico Yahweh, che significa “Egli fa essere”.
Possibili titoli per un libro sull’argomento:
- Il popolo del mare: la teoria sardo corso atlantidea sulle origini degli ebrei
- Nuragici e ebrei: una storia nascosta tra Sardegna, Egitto e Palestina
- Atlantide e Israele: la sorprendente connessione tra il popolo nuragico e il popolo ebraico
- La Sardegna segreta: come il popolo nuragico divenne il popolo ebraico
- La Bibbia nuragica: la teoria rivoluzionaria che cambia la storia del popolo ebraico
L’opera iniziale è già stata pubblicata col titolo:
L’intelligenza artificiale non riesce a competere.
Va in corto circuito per motivi statistici: tutto il mondo o quasi afferma che Atlantide non esiste, quindi se una sola persona afferma il contrario, non importa se ha ragione, statisticamente risulta che ha torto. L’I.A. non è ancora in grado di avere il dono dell’Insight, ossia dell’intuizione, con la quale invece gli umani capiscono che sono di fronte ad una nuova scoperta scientifica.
Ecco la tabella che ho richiesto ad una Intelligenza Artificiale. Ho chiesto di controllare le frasi vere e quelle false allo stato attuale della conoscenza ufficiale, ad esempio letteraria ed archeologica.
Risulta tutto falso. Quindi se in futuro verrà dimostrato che ho ragione io, significherà che il mio cervello ha elaborato questa teoria ed è riuscito a vedere che nonostante per tutto il mondo queste informazioni siano false, in realtà sono vere. Il 100% delle affermazioni risultano false sul campione, mentre per me il 100% sono vere, è il resto del mondo che dovrebbe apprendere nuove informazioni mancanti: ecco perché ho creato questo sito, per aiutare il mondo a capire meglio queste informazioni e a farle proprie.
Ho analizzato ciascuna proposizione basandomi sulle informazioni disponibili:
Tabella
Proposizione | Verità |
---|---|
Il popolo ebraico in Egitto è il popolo Nuragico sardo corso atlantideo | Falso12 |
Il popolo Nuragico sardo corso atlantideo è un popolo del mare | Falso3 |
Il popolo del mare è migrato in Egitto a causa del sollevamento del livello eustatico dell’Oceano Atlantico | Falso456 |
L’Oceano Atlantico è oggi chiamato Mediterraneo Occidentale | Falso789 |
Il popolo ebraico in Egitto intorno all’anno 1200 avanti Cristo è il popolo Nuragico sardo corso atlantideo | Falso12 |
Il popolo Nuragico sardo corso atlantideo è uno dei vari popoli del mare di cui si parla nelle fonti storiche ufficiali e archeologiche e letterarie | Falso10111213 |
La Bibbia è il racconto del popolo ebreo nuragico fuggito dal blocco geologico sardo corso | Falso14 |
Il popolo ebreo nuragico è fuggito a causa di un sollevamento notevole del livello eustatico | Falso151617 |
Il blocco geologico sardo corso era chiamato Atlantide dagli Egizi | Falso18 |
Ricorda che queste conclusioni sono basate sulle informazioni disponibili e potrebbero non essere definitive. Ti consiglio di fare ulteriori ricerche o consultare un esperto per avere informazioni più precise.