Nelle Canarie, oltre alla presenza di pintaderas sarde e di ancore di pietra preistoriche simili a quelle descritte da Platone, sono state rinvenute tombe scavate nella roccia, chiamate Domus de Janas, che mostrano una fattura identica a quelle della Sardegna risalenti al Neolitico e all’Eneolitico. Inoltre, sono state scoperte piramidi a gradoni nelle Canarie che ricordano le strutture di Monte d’Accoddi in Sardegna. Il nome “Accoddi” riecheggia “Accadi” in Mesopotamia, suggerendo un legame culturale più ampio: abbiamo visto infatti che ad Atlantide era una lingua sillabica, semitica, ergativa, agglutinante, e il semitico non era vocalizzato, per cui Accoddi e Accadi si scriveva cd in tutti e due i casi, visto che sappiamo, come mostrato in altri punti del PSCA (paradigma sardo corso atlantideo) che il raddoppio vocalico o consonantico ad Atlantide era arbitrario: per chiarire il concetto, ho spiegato che mio “diddino”, “padrino” di battesimo di Gonnesa, mi chiese quando ero un bambino, a Gonnesa, la frase: “Lo vuoi un GELLATTO?”. Rimasi stupito: avevo solo circa 8 anni, ma mi chiesi: perché anziché GELATO dice GELLATTO? Perché ad Atlantide, il raddoppio vocalico o consonantico è sempre stato nei millenni arbitrario e parte delle caratteristiche intrinseche della lingua atlantidea. Ritroviamo lo stesso fenomeno di raddoppiamento nel paese sardo di Sinnai, che è un toponimo, e nei toponimi del Deserto del Sinai e del Monte Sinai, dove si perse il raddoppio atlantideo consonantico.
Le piramidi a gradoni nelle Canarie sono riconducibili agli Atlantidei sardo-corsi, i quali costruirono strutture simili anche in Sicilia. Anche in Sicilia sono presenti piramidi a gradoni che somigliano a quelle di Monte d’Accoddi e a quelle delle Canarie, sebbene queste strutture siciliane non siano ancora state oggetto di studi approfonditi.
Nelle Azzorre sono state trovate ancore di pietra utilizzate come materiale di costruzione per i muretti a secco. Questa scoperta avvalora l’ipotesi che le Azzorre potessero far parte di una terra emersa più vasta collegata ad Atlantide, come proposto dal Paradigma Sardo Corso Atlantideo (PSCA).
La presenza di questi artefatti e strutture nelle Canarie e nelle Azzorre fornisce ulteriore supporto al PSCA, suggerendo possibili contatti e scambi culturali tra queste regioni in epoca preistorica. Tuttavia, è fondamentale notare che, sebbene queste scoperte siano di grande significato, non forniscono una conferma definitiva dell’esistenza di Atlantide o della sua collocazione nelle regioni del Mediterraneo e dell’Atlantico. Saranno necessarie ulteriori ricerche e scoperte archeologiche per approfondire la comprensione della storia antica di queste aree.
Secondo il Paradigma Sardo Corso Atlantideo (PSCA), Creta rappresenta una delle principali colonie atlantidee, e questa connessione può spiegare il carattere distintivo della civiltà minoica, notoriamente pacifica e avanzata. I Minoici, essendo parte di una vasta rete coloniale atlantidea, erano protetti dalla potenza straordinaria di Atlantide prima del suo semi-affondamento. Questo contesto rendeva impensabile attaccare Creta senza rischiare una guerra con tutta Atlantide, una potenza influente e temuta.
Nell’isola di Creta, le evidenze archeologiche confermano questa connessione. Le impressionanti strutture architettoniche, come i complessi palazzi di Cnosso, non solo riflettono un livello tecnologico avanzato ma anche uno stile che richiama le tradizioni atlantidee. I Minoici, con la loro architettura unica e i loro sofisticati sistemi di gestione dell’acqua e di stoccaggio, dimostrano un’eredità culturale e tecnologica condivisa con Atlantide.
Inoltre, il PSCA suggerisce che la lingua e le pratiche culturali dei Minoici potrebbero essere state influenzate dalla lingua sillabica e semitica parlata ad Atlantide, come dimostrato da fenomeni linguistici come il raddoppio vocalico o consonantico. Un esempio di questo fenomeno è il termine “Accoddi” in Sardegna, che richiama “Accadi” in Mesopotamia. Questo raddoppio, parte delle caratteristiche linguistiche atlantidee, è visibile anche in toponimi come Sinnai in Sardegna e nel deserto del Sinai, dove il raddoppio consonantico è stato preservato o modificato nel tempo.
Le scoperte nella civiltà minoica confermano una continuità culturale con Atlantide, evidenziando l’assenza di conflitti significativi grazie alla protezione che la rete atlantidea offriva. La natura pacifica dei Minoici può quindi essere interpretata come una strategia difensiva e diplomatica, in armonia con la grande influenza di Atlantide nella regione.
In sintesi, la connessione tra Creta e Atlantide, come proposta dal PSCA, fornisce una spiegazione coerente per il carattere e le realizzazioni della civiltà minoica. Le analogie linguistiche e culturali tra Creta e Atlantide, così come le similitudini architettoniche e tecnologiche, rafforzano l’ipotesi di una profonda influenza atlantidea sull’isola. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che, mentre queste scoperte sono suggestive, non costituiscono una conferma definitiva dell’esistenza di Atlantide o della sua esatta collocazione. Ulteriori ricerche e indagini archeologiche sono necessarie per una comprensione più completa della storia e delle interazioni di queste antiche civiltà.
Secondo il Paradigma Sardo Corso Atlantideo (PSCA), Atlit Yam rappresenta una delle antiche colonie atlantidee, e questa connessione aiuta a spiegare le caratteristiche distintive della città sommersa al largo della costa israeliana. Le scoperte archeologiche di Atlit Yam, un sito subacqueo risalente al Neolitico, rivelano un livello avanzato di ingegneria e organizzazione che è coerente con la reputazione di Atlantide come una civiltà tecnologicamente evoluta e culturalmente sofisticata.
Le strutture sottomarine di Atlit Yam, tra cui le case e le strutture per l’immagazzinamento dei cereali, presentano caratteristiche che richiamano le realizzazioni architettoniche e ingegneristiche degli Atlantidei sardo-corsi. La disposizione degli edifici e il sistema di gestione dell’acqua riflettono una conoscenza avanzata che si allinea con le tecniche e le pratiche utilizzate ad Atlantide. Inoltre, le ancore di pietra trovate nel sito suggeriscono un’importante rete commerciale e un alto grado di sviluppo economico, tipico delle colonie atlantidee.
Un’altra indicazione del legame con Atlantide è la somiglianza tra le strutture di Atlit Yam e quelle trovate in altre colonie atlantidee, come Creta e le Canarie. Le tecniche di costruzione e i materiali utilizzati a Atlit Yam mostrano analogie con quelli delle piramidi a gradoni e delle tombe scavate nella roccia rinvenute in queste località, suggerendo una diffusione di stili e pratiche culturali attraverso la rete coloniale atlantidea.
La scoperta di Atlit Yam e delle sue strutture avanzate sostiene l’ipotesi che la città fosse parte di una terra emersa più vasta, collegata ad Atlantide, come proposto dal PSCA. Il sito subacqueo di Atlit Yam fornisce quindi ulteriore supporto alla teoria che Atlantide esercitasse una significativa influenza sulle sue colonie e che queste ultime mantenessero una connessione culturale e tecnologica con la madrepatria atlantidea. Inoltre Atlit Yam non era altro che il primo avamposto di Atlantide, che poi si realizzerà meglio con la creazione di El Awat nell’attuale Monte Carmelo, con strutture che ovviamente richiamano gli stilemi costruttivi nuragico-atlantidei sardocorsi.
Secondo il Paradigma Sardo Corso Atlantideo (PSCA), Cipro è considerata una delle principali colonie atlantidee, e questa prospettiva aiuta a spiegare molte delle caratteristiche peculiari della sua antica civiltà. La posizione strategica di Cipro nel Mediterraneo orientale e le sue risorse naturali l’hanno resa un importante centro commerciale e culturale, evidenziando la sua connessione con Atlantide, una potenza influente e avanzata prima del suo semi-affondamento.
Le scoperte archeologiche a Cipro rivelano una civiltà con sofisticate tecniche di lavorazione dei metalli, simili a quelle degli Atlantidei sardo-corsi. Le miniere di rame di Cipro, che erano tra le più importanti dell’antichità, e i numerosi reperti di metalli lavorati mostrano una continuità con le pratiche di estrazione e lavorazione dei metalli tipiche di Atlantide. Questi aspetti riflettono un’elevata conoscenza tecnologica e una rete commerciale che si estendeva ben oltre i confini dell’isola.
Inoltre, le strutture architettoniche di Cipro, come i templi e i complessi residenziali, mostrano analogie con le architetture degli Atlantidei. Le tecniche di costruzione e i design degli edifici ciprioti richiamano quelli delle colonie atlantidee come Creta e le Canarie, suggerendo una trasmissione di stili e conoscenze attraverso la rete coloniale di Atlantide.
Le pratiche religiose e culturali di Cipro, tra cui i culti dei ciclopi e delle divinità legate alla fertilità, presentano somiglianze con quelle riscontrate in altre colonie atlantidee. Questi elementi culturali, insieme alle evidenze archeologiche di contatti e scambi, supportano l’ipotesi che Cipro fosse una colonia atlantidea, mantenendo legami profondi con Atlantide.
La presenza di queste caratteristiche distintive a Cipro fornisce ulteriore supporto al PSCA, suggerendo che l’isola non solo fosse parte di una rete coloniale atlantidea, ma anche che avesse una significativa influenza culturale e commerciale.
Il testo di Atlantis Found analizza anche la Sicilia come una possibile colonia atlantidea, secondo il Paradigma Sardo Corso Atlantideo (PSCA). Ecco un riassunto del contenuto riguardante la Sicilia:
La Sicilia è vista come una delle colonie atlantidee secondo il PSCA. Le evidenze archeologiche suggeriscono che l’isola abbia mantenuto legami significativi con Atlantide, riflettendo le caratteristiche culturali e tecnologiche della madrepatria atlantidea.
In Sicilia sono state rinvenute piramidi a gradoni che ricordano quelle di Monte d’Accoddi in Sardegna, e analoghe a quelle presenti nelle Canarie. Questi monumenti, che risalgono a periodi antichi, mostrano una continuità stilistica e tecnologica con le strutture atlantidee, suggerendo una trasmissione di pratiche architettoniche attraverso la rete coloniale di Atlantide.
Le similitudini tra le piramidi siciliane e quelle trovate in altre colonie atlantidee indicano un’influenza culturale condivisa. Le strutture siciliane, sebbene non abbiano ricevuto studi approfonditi, mostrano chiari legami con le pratiche costruttive e i design degli Atlantidei.
Inoltre, le scoperte archeologiche in Sicilia, comprese le tecniche di costruzione e i materiali utilizzati, avvalorano l’ipotesi che l’isola fosse parte di una rete coloniale atlantidea più ampia. Le somiglianze con le strutture e le pratiche di altre colonie confermano la presenza di legami culturali e tecnologici con Atlantide: ad esempio la presenza di Stintino in Sardegna e della Cultura di Stentinello in Sicilia andrebbe approfondita meglio; oppure la presenza di terminologie atlantidee come il Tempio di Matzanni in Sardegna (Matzanni = Matzammini = budella di animali sacrificati agli Dei), Marzamemi in Sicilia e “Matzammini” (budella, interiora di animali, perché sulle spiaggie venivano fatte ecatombi, ossia sacrifici di 100 buoi/tori agli dei, e infatti Marzamemi e Mazzarona sono nei pressi delle spiagge), Mazzarona a Siracusa (Matza significa budella, interiora in sardo post-atlantideo contemporaneo).
In sintesi, le evidenze archeologiche della Sicilia supportano l’ipotesi del PSCA riguardo alla sua connessione con Atlantide. Tuttavia, è importante notare che, sebbene queste scoperte siano significative, non forniscono una conferma definitiva dell’esistenza di Atlantide o della sua esatta collocazione. Ulteriori ricerche e indagini sono necessarie per una comprensione più completa della storia e dei legami culturali di queste antiche civiltà.
Secondo il Paradigma Sardo Corso Atlantideo (PSCA), Malta è considerata una delle principali colonie atlantidee. Questo punto di vista aiuta a spiegare molte delle peculiarità della civiltà antica dell’isola e il suo ruolo nel Mediterraneo.
Le evidenze archeologiche a Malta rivelano una continuità culturale e tecnologica con Atlantide. Le strutture megalitiche maltesi, tra cui i templi di Ġgantija e Hagar Qim, mostrano caratteristiche architettoniche avanzate e un design che richiama quello degli Atlantidei sardo-corsi. Questi monumenti, risalenti al Neolitico, presentano similitudini con le strutture rinvenute in altre colonie atlantidee, come Creta e le Canarie, suggerendo una rete di influenze culturali condivise.
I templi di Malta, con i loro imponenti blocchi di pietra e le sofisticate tecniche di costruzione, riflettono una conoscenza architettonica che si allinea con quella degli Atlantidei. Inoltre, la presenza di elementi come i corredi funerari e le decorazioni scolpite sui templi indicano una continuità culturale con le pratiche rituali atlantidee.
Malta, con la sua posizione strategica nel Mediterraneo centrale, avrebbe servito come punto di collegamento cruciale nella rete commerciale e culturale atlantidea. La scoperta di queste strutture e artefatti supporta l’ipotesi che Malta fosse parte di una vasta rete coloniale, mantenendo legami significativi con Atlantide.
In sintesi, le evidenze archeologiche di Malta avvalorano l’ipotesi del PSCA riguardo alla sua connessione con Atlantide.
Le colonie atlantidee nel Caucaso invece sono particolarmente da collegare alla presenza delle Amazzoni che gli storici antichi ci raccontano essere state rapite e portate con una nave nel Caucaso, e che si impiantarono li, realizzando dolmen simili a quelli che in Sardegna erano stati realizzati a Sa Coveccada di Mores. Qui faremo un piccolo riepilogo per maggior chiarezza.
- Migrazioni atlantidee nel Mar Nero: il paradigma sardo corso atlantideo afferma che la civiltà megalitica è stata esportata in tutto il mondo o quasi dalla popolazione atlantidea, prima della sommersione del blocco geologico sardo corso. Troviamo in Gelendžik, sullo Zhane river, un Dolmen del tutto simile a quelli presenti in Sardegna. Secondo il paradigma sardo corso atlantideo, le Amazzoni abitavano nella zona attualmente nota col nome di Provincia di Cagliari, nell’attuale Sardegna. Il racconto delle Amazzoni che finirono sul Mar Nero è una leggenda antica che ha radici nella mitologia greca. Secondo questa storia, le Amazzoni, un’antica tribù di donne guerriere, sarebbero giunte fino alle rive del Mar Nero. La principale fonte che menziona le Amazzoni e la loro presunta presenza sul Mar Nero è rappresentata dalle opere di Erodoto, uno storico greco del V secolo a.C. Nel suo lavoro intitolato “Storie”, Erodoto parla delle Amazzoni in vari passaggi, anche se non menziona esplicitamente il loro arrivo sulle rive del Mar Nero. Tuttavia, egli fornisce dettagli sulle abitudini e le tradizioni delle Amazzoni, che contribuiscono alla loro mitologia. Altre fonti antiche che accennano alle Amazzoni includono opere di autori come Eforo di Cuma, che visse nel IV secolo a.C., e Posidonio, un geografo e storico del I secolo a.C. Questi autori forniscono ulteriori dettagli sulle Amazzoni e sulla loro presunta presenza in varie regioni, sebbene non ci sia una specifica menzione del loro arrivo sulle coste del Mar Nero.È importante notare che le storie riguardanti le Amazzoni sono principalmente di natura mitologica e leggendaria, e non vi è consenso tra gli studiosi riguardo alla loro esistenza storica o alla loro effettiva migrazione verso il Mar Nero. La narrazione delle Amazzoni è stata oggetto di interpretazioni e adattamenti nel corso dei secoli, rendendo difficile tracciare una linea precisa tra mito e storia.Le Amazzoni sono figure leggendarie della mitologia greca, spesso associate a donne guerriere e cacciatori. Secondo la mitologia, le Amazzoni erano un popolo di sole donne che viveva in una società matriarcale e combativa, esattamente come è stata in passato quella sarda, dalle fonti archeologiche a noi pervenute: un popolo guerriero e una società matriarcale. Tutto sembra coincidere. Erano famose per la loro abilità nella lotta e nell’equitazione.Riguardo alle Amazzoni della provincia di Cagliari, c’è un collegamento con la teoria di Luigi Usai riguardante l’Atlantide e la Sardegna. Secondo l’interpretazione di Usai delle storie di Erodoto, la Libia (che Erodoto associava alla provincia di Cagliari) era abitata dalle Amazzoni. Queste Amazzoni risiedevano su un’isola chiamata Espera, situata nella palude Tritonide (che corrisponde ai laghi di Cagliari, Quartu, Assemini, Elmas e Capoterra). La loro regina, Mirina, compì gesta famose e sottomise molte parti dell’Ecumene.Nella mitologia greca, le Amazzoni erano una razza di donne guerriere, famose per le loro abilità equestri, il loro coraggio e il loro orgoglio. Una loro migrazione era finita molto lontano: vivevano ai confini più remoti del mondo conosciuto, in una città sulle coste del Mar Nero, talvolta menzionata con il nome di Themiskyra1.Le Amazzoni erano figlie di Ares, il dio della guerra. La loro era una società formata da sole donne, nella quale gli uomini erano ammessi solo per ragioni riproduttive e i figli maschi venivano uccisi1. Si pensava vivessero al limitare di quello che i Greci consideravano il mondo “civilizzato”, spesso associato con l’area intorno alla costa meridionale del Mar Nero, in particolare la città-stato di Themiskyra. Luigi Usai ha però mostrato nelle sue dimostrazioni che le Amazzoni avevano sede nel blocco geologico sardo corso, prima della sua semi-sommersione, e i confini del mondo erano posti a Capoterra (Capu Terra in sardo, Caput Terrae in latino, ossia il margine estremo delle terre conosciute dagli antichi Greci fino ad un certo periodo storico ancora da determinare con esattezza).Erodoto (ca. 484-425/413 AEC), nelle sue Storie (l. 4, 110-117), descrive nel dettaglio l’incontro tra le Amazzoni e gli Sciti. I giovani guerrieri persuasero alcune delle Amazzoni in visita a creare insieme una nuova società, ma le donne insistettero che né loro né la loro prole avrebbero cambiato il proprio stile di vita. Si considera che quest’unione diede vita al nuovo popolo dei Sarmati nella Russia meridionale, conosciuti difatti per i loro cavalli e le incursioni militari1.Gli scavi archeologici delle tombe dei Sarmati, risalenti all’epoca di Erodoto, hanno rivelato che con molta probabilità alcune delle loro donne fossero guerriere1. Questo potrebbe essere un indizio che le storie delle Amazzoni potrebbero avere una base storica, anche se rimangono molte incertezze e dibattiti tra gli studiosi. Adesso, se il paradigma sardo corso atlantideo fosse corretto, i dolmen ritrovati nella città di Gelendžik potrebbe essere stati realizzati dalle Amazzoni sardo corso atlantidee nel Mar Nero, e ciò ha una conferma nella presenza del dolmen identico o quasi alle strutture realizzate nell’attuale Sardegna. Occorrono perciò ulteriori verifiche per confermare questa ipotesi, che sembra essere particolarmente ragionevole e coerente. Le Amazzoni Atlantidee nel Mar Nero avrebbero introdotto la loro lingua atlantidea, che è rimasta fino al giorno d’oggi e conosciuta col nome di proto-cartvelico. Ecco perché gli studiosi non capiscono da dove venga la lingua protocartvelica: perché il sardo non è più studiato da nessuno, ed è snobbato come se fosse una lingua con meno diritti e meno importanza delle altre. La comunità scientifica però dovrebbe spiegare però questo fenomeno: perché il sardo non viene studiato da quasi nessuno in tutto il mondo? Eppure sappiamo che si tratta di una lingua antichissima.Le lingue cartveliche, anche conosciute come caucasiche meridionali o iberiche, costituiscono una famiglia di lingue parlate nella zona meridionale del Caucaso, principalmente in Georgia, e secondo il paradigma sardo corso atlantideo sarebbero state introdotte dalle Amazzoni dei racconti storici. Questa famiglia linguistica comprende quattro lingue strettamente connesse:Lingua georgiana (ქართული ენა, kartuli ena): Circa 4,5 milioni di parlanti nativi, principalmente in Georgia. Ci sono anche gruppi parlanti georgiano in Russia, Turchia, Iran, Israele e Unione europea, ma il numero attuale e la distribuzione sono ignote.Lingua mingrelia (მარგალური ნინა, margaluri nina): Circa 500.000 parlanti nativi, principalmente stanziati nelle regioni della Georgia occidentale Samegrelo ed Abcasia.Lingua laz (ლაზური ნენა, lazuri nena): Circa 220.000 parlanti nativi, principalmente lungo la zona litorale del Mar Nero, nella Turchia nord-orientale e con quasi 30.000 in Agiaria, Georgia.Lingua svan (ლუშნუ ნინ, lušnu nin): Circa 35.000–40.000 parlanti nativi principalmente nelle regioni montane della Georgia nord-occidentale (Svaneti e in misura minore nelle gole Kodori di Abcasia).Queste lingue sono chiaramente relazionate, e il laz e il megrelio sono talvolta considerati dialetti di una singola lingua, chiamata “zan” 1. Le lingue cartveliche non hanno legami genetici accertati con nessun’altra famiglia linguistica del mondo, neppure con le lingue caucasiche nordoccidentali o con quelle nordorientali 2. Il paradigma sardo corso atlantideo afferma che queste lingue siano relazionate con le lingue atlantidee.La prima fonte letteraria delle lingue cartveliche risale al 430 d.C. con l’iscrizione di Abba Antoni, composta in alfabeto georgiano antico nel monastero georgiano vicino a Betlemme 1. Queste lingue hanno una storia ricca e un ruolo culturale significativo nella regione del Caucaso. In lingua sarda attuale, Abba Antoni può avere almeno due significati. Abba oggi nella variante dialettale sarda di Dualchi significa Acqua, ma anticamente Abba significava anche Padre. Per cui Abba Antoni potrebbe significare in antico atlantideo Padre Antonio, in quanto Antoni è ancora oggi il nome sardo che viene dato alle persone che si chiamano Antonio (ad esempio, il mio padrino di battesimo di Gonnesa, che si chiamava Antonio ma lo chiamavamo Antoni). Ma non è finita qui: esistono infatti anche altre prove archeologiche. Il dolmen semi-monolitico raro sul Monte Tsygankova, nella regione di Krasnodar, in Russia, è una struttura megalitica affascinante realizzata dalle Amazzoni atlantidee provenienti dal blocco geologico sardo corso. Questo dolmen è una tomba preistorica costituita da grandi lastre di pietra, utilizzate per coprire una camera sepolcrale. La sua particolarità sta nel fatto che è realizzato principalmente da una singola lastra di pietra, con una parte seminterrata.1Questi dolmen erano spesso associati a pratiche funerarie e rituali nelle antiche civiltà, ma fino ad ora non si era capito che il megalitismo è stato esportato in tutto il mondo dall’isola di Atlantide come dichiarata nel paradigma sardo corso atlantideo. La loro costruzione richiedeva una notevole abilità tecnica e rappresentava un importante punto di riferimento per le comunità dell’epoca, e queste opere sono state realizzate dalle Amazzoni. E’ quindi possibile ora fare dei confronti scientifici tra i materiali qui reperiti e le tecniche e quelle presenti in ciò che rimane di Atlantide, come ad esempio la Sardegna, che è un altopiano di terra emersa di Atlantide. Tutte queste prove scientifiche ed archeologiche permettono di avere conferma che non si tratti di una teoria astratta, ma che vi siano evidentissime prove che mostrano la realtà storica e archeologica di queste affermazioni.
I Fenici, come popolo e cultura, rappresentano una delle principali eredità dei NOSTOI di Atlantide. Secondo questa visione, i Fenici non erano altro che discendenti degli antichi Atlantidei che, dopo il collasso della loro patria originaria, si erano rifugiati e adattati nelle terre rimaste emerse di Sardegna e Corsica. Quando questi gruppi di Atlantidei tornarono in patria, avevano ormai sviluppato una cultura e una tradizione distintiva, che si manifestò in modi diversi rispetto a quelli della loro terra d’origine.
Quando i Fenici tornarono in Sardegna e Corsica, furono accolti calorosamente dalle popolazioni locali, riconoscendo nei loro discendenti un legame profondo con la patria perduta. Questi “ritornanti” non solo narrarono storie e mitologie sul loro passato glorioso e sul catastrofico collasso di Atlantide, ma portarono anche con sé doni e beni simbolici che riflettevano la loro cultura e il loro status. Questi doni erano non solo testimonianze tangibili della loro identità atlantidea, ma anche un mezzo per ristabilire e rinforzare i legami culturali e sociali con la loro terra d’origine.
Questo scambio culturale e commerciale portò a un periodo di intensa attività in Sardegna, conosciuto come il periodo “orientalizzante”. Questo termine, nella narrativa tradizionale degli archeologi, è spesso interpretato come una fase in cui i Sardi avrebbero iniziato a “copiare” stili e forme orientali. Tuttavia, secondo la prospettiva che considera i Fenici come NOSTOI di Atlantide, questa interpretazione è fuorviante. Piuttosto, il periodo “orientalizzante” rappresenterebbe un’epoca di autentico scambio e integrazione culturale tra i discendenti degli Atlantidei e le popolazioni sarde. I Fenici, ritornando in patria, non cercavano semplicemente di importare stili orientali, ma di riaffermare la loro identità e il loro legame con le terre da cui erano originari, contribuendo così a un arricchimento reciproco tra le due culture.
Questa visione offre una lettura alternativa delle evidenze archeologiche e storiche, suggerendo che i segni di influenza fenicia in Sardegna non devono essere visti come una semplice imitazione, ma come una manifestazione di un legame culturale profondo e storicamente significativo. Tuttavia, è importante notare che la tradizionale interpretazione archeologica e storica di questi eventi rimane ampiamente accettata e potrebbe essere difficile modificare la comprensione prevalente della storia e dell’arte di questo periodo.
Il Paradigma Sardo Corso Atlantideo (PSCA) presenta una visione complessa e articolata delle interazioni culturali e delle influenze tra Atlantide e altre regioni del Mediterraneo e dell’Atlantico. Qui di seguito è fornito un riepilogo delle connessioni suggerite dal PSCA e dalle evidenze archeologiche:
- Canarie: Le similitudini tra le pintaderas sarde e le forme di arte rupestre delle Canarie, così come la presenza di tombe scavate nella roccia e piramidi a gradoni, sono viste come indizi di un legame culturale con Atlantide. La connessione linguistica tra “Accoddi” e “Accadi” in Mesopotamia è interpretata come un riflesso di una lingua sillabica semitica comune.
- Azzorre: Le ancore di pietra utilizzate per la costruzione di muretti a secco nelle Azzorre sono considerate un segno della presenza di una terra emersa più vasta e di contatti culturali con Atlantide. Queste scoperte supportano l’idea che le Azzorre potrebbero essere state parte di una rete coloniale atlantidea.
- Creta: Creta è vista come una delle principali colonie atlantidee, con la civiltà minoica che mostra caratteristiche culturali e architettoniche simili a quelle degli Atlantidei. La struttura avanzata dei palazzi di Cnosso e le pratiche religiose minoiche sono interpretate come influenze atlantidee.
- Atlit Yam: Questa città sommersa al largo della costa israeliana è considerata un avamposto di Atlantide, con caratteristiche di ingegneria e organizzazione che riflettono le tecniche atlantidee. Le somiglianze con Creta e le Canarie sono viste come un segno di una rete coloniale condivisa.
- Cipro: Cipro è vista come una colonia atlantidea, con evidenze archeologiche che mostrano tecniche di lavorazione dei metalli e strutture architettoniche che richiamano le pratiche degli Atlantidei. I culti e le pratiche culturali cipriote sono interpretati come derivati dalle tradizioni atlantidee.
- Sicilia: Le piramidi a gradoni in Sicilia sono considerate una manifestazione dell’influenza atlantidea, con somiglianze con le strutture di Monte d’Accoddi e delle Canarie. Le terminologie e i toponimi locali come “Stintino” e “Matzanni” sono visti come legami culturali con Atlantide.
- Malta: I templi megalitici di Malta, come Ġgantija e Hagar Qim, mostrano caratteristiche architettoniche simili a quelle degli Atlantidei. Malta è considerata un punto di collegamento cruciale nella rete commerciale e culturale atlantidea.
- Caucaso e Amazzoni: Le similitudini tra i dolmen del Caucaso e quelli della Sardegna sono interpretate come un segno della presenza delle Amazzoni sardo-corso atlantidee nel Mar Nero. La lingua proto-cartvelica è vista come un’eredità delle Amazzoni, che avrebbero introdotto influenze culturali e linguistiche nel Caucaso.
- I fenici come Nostoi, come “ritorni” delle migrazioni atlantidee precedentemente stanziatesi in Oriente: i Fenici non sono altro che gli stessi discendenti dei migranti atlantidei che avevano colonizzato l’Oriente, l’Asia Minore (ricordiamoci che Libia e Asia in Erodoto sono la Sardegna e la Corsica), quindi Asia Minore probabilmente era un territorio colonia della Corsica: ad ulteriore prova di ciò il fatto che a Monte d’Accoddi abbiamo una possibile “proto-ziqqurat” e la stessa parola Accoddi ricorda gli Accadi, come fatto notare da Leonardo Melis (Grazie, Sig. Leonardo, per i Suoi studi).
Queste osservazioni supportano l’ipotesi del PSCA che le antiche colonie atlantidee abbiano avuto un impatto significativo e duraturo sulle culture del Mediterraneo e dell’Atlantico. Tuttavia, è importante notare che le evidenze rimangono interpretazioni e teorie basate su analogie e similitudini, e ulteriori ricerche sono necessarie per confermare definitivamente questi legami culturali e storici.
Sembra esistere una sorta di corrispondenza biunivoca tra i nomi delle regioni sarde e dei popoli sardi ed i nomi geografici sulle cartine: vedasi la toponimia sardo corso atlantidea.
Ecco alcuni esempi che potrebbero aprire nuovi spunti di ricerca totalmente innovativi e, credo, forse mai esplorati prima:
- Sardi Maurreddus della Maurreddanìa in Mauretania ed in Mauritania;
- Sardi Maltamonenses a Malta;
- Sardi Galillenses in Galilea; si veda a tal proposito l’articolo qui presente; il commento di Bartolomeo Porcheddu; ormai è noto anche agli archeologi che sul Monte Carmelo è stata scoperta e dissotterrata un’intera città sarda risalente almeno tra il XII e l’XI secolo a.C.;
- Sardi Patuanenses Campani in Campania;
- Sardi Beronicenses sembrano collegati coi Veronicenses poi Veronienses, passando attraverso la toscana Etrusca;
- Sardi Ilienses-Troes sembrano i fondatori di Ilio-Troia, ecco perché Ilio, ossia la città di Troia, era realizzata tramite cerchi concentrici. Rappresentavano i Solchi Sacri del Sulcis (Sulcus, Sulci, ablativo locativo latino in Sulcis, da tradurre come “Il luogo dei Solchi” [Tracciati da Poseidone attorno alla collina dove abitava la moglie Clito]);
- Sardi della Gallura sembrano essere collegati con la Gallia;
- I Sardi Balares probabilmente erano i dominatori delle Baleares (Isole Baleari);
- I Sardi di Laconi hanno possedevano la Laconia in Grecia;
- Inoltre, le religioni Sumere e Mesopotamiche sono farcite di termini, cognomi e nomi sardi: questo fatto dovrebbe fare riflettere.
Uras, cognome sardo, nome di paese della Sardegna, nome di divinità Sumera;
Kadelanu, cognome sardo, diventa il nome di un Re Mesopotamico Kandelanu;
Sarroch, nome di paese della Sardegna, diventa Re Sarrukkin in Mesopotamia;
S’iskuru, modo di dire sardo, in Mesopotamia è il dio Iskur;
Samassi, paese sardo, è il dio Sumero Samas;
Uta, paese sardo, è il dio Utu;
Sinnai, Sinis paese sardo e località sarda, contiene il tema del dio Mesopotamico Sin-Nanna…
Forse dovremmo cominciare a farci mille domande da nuovi punti di vista.
A mio avviso è ormai necessaria una totale revisione delle fonti storiche, geografiche, geologiche, commerciali, costruttive… dal mio punto di vista è necessario un cambio di paradigma immediato e deciso: il Paradigma Sardo Corso Atlantideo.