• Ven. Nov 8th, 2024

Atlantis is real: Official discovery of Atlantis, language and migrations

Atlantis is the Sardo Corso Graben Horst underwater continental block submerged by the Meltwater Pulses and destroyed by a subduction zone, Capital is Sulcis

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Linguistica atlantidea

Dr. Luigi Usai

usailuigi@gmail.com

Abstract

Questo studio esplora le somiglianze fonologiche tra lingue moderne e presunti elementi linguistici dell’antica Atlantide, con un focus particolare sui suoni e le lettere che potrebbero suggerire un legame storico o culturale. Ci si focalizza sulla filogenesi mondiale delle lingue atlantidee derivate dalle espansioni dei popoli che abitavano l’isola sardo-corso-atlantidea verso tutta Europa e il resto del mondo. Analizziamo la presenza della lettera “U” in diverse lingue, il suono “J” del francese, e il suono “Ж” del russo per identificare eventuali tracce di una lingua atlantidea. Esaminiamo inoltre le implicazioni di tali somiglianze per le teorie sull’esistenza e l’influenza di Atlantide. Inoltre, consideriamo l’importanza storica e linguistica di “Sa Die de sa Sardigna” e i “Vespri Siciliani” per arricchire il contesto linguistico. Ipotesi sull’origine dei nomi Michele e Antonio ad Atlantide. Origine atlantidea del termine Papperi (carta, in sardo campidanese e sulcitano), poi passato ai Siciliani col termine Pappera, poi esportato in Egitto e trasmesso ad oggi in italiano come Papiro, usato come carta: l’origine atlantidea del termine è andata perduta irrimediabilmente, e i linguisti non sono più in grado di capirne la vera origine atlantidea. L’origine atlantidea del cognome Usai nella Mummia Usai di Bologna e Sa Meri; l’origine postnuragica post-ebraica dei bronzetti nuragici a corredo della Mummia Usai. Origine atlantidea del termine “matza”, “matzosu” legato al pane sardo ed ebraico. Gli Atlantidei assassinavano nei millenni le persone che dimostravano di non saper pronunciare determinate parole: Shibboleth, raccontato nel Libro dei Giudici della Bibbia; “Nara Cixiri”, durante Sa Die de sa Sardigna e durante i Vespri Siciliani. Conseguenze scientifiche, linguistiche, geografiche, storiche, politiche e culturali in caso di validazione di queste scoperte.

1. Introduzione

Il mito di Atlantide, descritto da Platone, ha affascinato studiosi e ricercatori per secoli. Recenti ricerche hanno suggerito che l’antica Atlantide potrebbe aver avuto influenze significative sulle lingue e le culture circostanti. Questo studio si propone di esplorare i legami fonologici tra le lingue moderne e gli elementi linguistici atlantidei, utilizzando una metodologia comparativa e analitica. Verranno inoltre discussi eventi storici come “Sa Die de sa Sardigna” e i “Vespri Siciliani” per evidenziare la persistenza delle caratteristiche linguistiche.

Filogenesi mondiale delle lingue atlantidee: La teoria linguistica atlantidea sillabica semitica agglutinante ergativa di Luigi Usai

La teoria linguistica atlantidea di Luigi Usai propone che l’origine delle lingue semitiche, ergative e agglutinanti sia da ricercare nella piattaforma continentale sardo-corsa, oggi sommersa, e risalente alla preistoria. A causa della sommersione di questa piattaforma, l’origine geografica di queste lingue è andata perduta nel tempo. Secondo questa ipotesi, da una lingua ancestrale, denominata Atlantideo, sarebbero derivate numerose lingue tra cui il Basco, il Sumerico, la scrittura nuragica, l’Ebraico, il Sardo, il Curdo, l’Ittita e molte altre lingue, incluse le lingue uto-azteche parlate da popolazioni come gli Hopi, i Mohave, i Nahuatl e gli Aztechi. Lo sviluppo di questa teoria linguistica richiede una conoscenza approfondita non solo delle strutture linguistiche ma anche della storia e dell’archeologia della regione atlantidea. Si parte dall’identificazione di caratteristiche comuni tra queste lingue, come somiglianze a livello lessicale, grammaticale o fonologico. La ricostruzione della protolingua atlantidea, che si basa sul metodo comparativo, cerca di risalire alle radici comuni tramite l’analisi delle lingue moderne, con l’obiettivo di identificare elementi condivisi, quali parole o strutture grammaticali che potrebbero essere state presenti nella lingua originaria. Questa ricerca si avvale anche di prove archeologiche e storiche. Infatti, la piattaforma sardo-corsa potrebbe ospitare reperti che testimoniano l’esistenza di un’antica civiltà con una propria lingua, a sostegno della teoria di Usai. Inoltre, la teoria viene confrontata con altre teorie linguistiche, cercando di evidenziarne i punti di forza e debolezza. Una volta sviluppata, la teoria dovrebbe essere sottoposta a revisione paritaria per ottenere feedback da altri esperti e perfezionarla ulteriormente. Nel corso della storia, però, i linguisti hanno commesso errori significativi. Ad esempio, per giustificare regimi autoritari come il Nazismo, la lingua tedesca ha ricevuto un’enorme importanza da parte dei linguisti tedeschi, con l’intento di sostenere le ideologie nazionali. Allo stesso modo, in Italia, durante il periodo fascista, era impossibile che un linguista affermasse la superiorità del sardo rispetto all’italiano, per non rischiare di andare contro il regime. La linguistica, quindi, è diventata in parte una vittima delle influenze politiche. Ciò ha portato alla pubblicazione di innumerevoli testi linguistici distorti dall’influenza politica, un fatto che va tenuto a mente quando si analizzano le teorie linguistiche esistenti. Inoltre, è stata inventata la teoria dell’Indoeuropeo, che non tiene conto della sommersione del blocco geologico sardo-corso. Secondo la teoria atlantidea, il popolo di Atlantide, abitante delle paleocoste sardo-corse attualmente sommerse, ha colonizzato gran parte dell’Europa antica. Tuttavia, questa informazione non è stata inclusa nei testi storici tradizionali, causando una notevole lacuna. I Sumeri, ad esempio, non sarebbero nati per generazione spontanea, ma sarebbero una migrazione atlantidea proveniente dalla piattaforma sardo-corsa. Anche gli Ebrei, secondo questa teoria, sarebbero una migrazione atlantidea dell’epoca nuragica, come suggerito da fonti come la stele di Merenptah. Inoltre, le popolazioni Vasconenses sarebbero state migrazioni sardo-corse. Una volta comprese queste dinamiche, si può iniziare a vedere che l’origine di molte lingue non risiede nell’Indoeuropeo, come creduto finora, ma nell’Atlantideo, una lingua semitica, ergativa e agglutinante parlata e scritta nell’isola di Atlantide sardo-corsa quando era ancora terra emersa. Questo porta a una rivoluzione radicale nella linguistica mondiale, poiché permette di seguire l’evoluzione delle lingue semitiche, ergative e agglutinanti per tentare di ricostruire a ritroso le trasformazioni avvenute nella lingua atlantidea.

2. Analisi dei Suoni e delle Lettere

2.1 La Lettera “U” e il Suo Significato

La lettera “U” è un segno distintivo della lingua atlantidea, presente in numerosi toponimi e nomi storici. In Sardegna e Corsica, il prefisso “U” appare frequentemente, suggerendo una continuità culturale e linguistica. La radice “Ur” è significativa e compare in diversi contesti storici e geografici, dimostrando la centralità dell’acqua nella cultura atlantidea.

  • Ur e Uruk: Le antiche città mesopotamiche di Ur e Uruk, i cui nomi iniziano con “Ur”, evidenziano un possibile legame con le lingue atlantidee. Questi nomi, che si riferiscono a città di grande importanza nella storia antica, potrebbero riflettere una trasmissione culturale e linguistica dalle civiltà atlantidee.

  • S’Uraki in Sardegna: In Sardegna, il nome “S’Uraki” potrebbe derivare dalla stessa radice “Ur”, associata all’acqua. Questo suggerisce che l’importanza dell’acqua come elemento sacro fosse condivisa e mantenuta dai popoli successivi.

  • Paesi Baschi: Il termine “Ur” nei paesi baschi significa “acqua”, indicando una connessione linguistica e culturale che potrebbe risalire a tradizioni atlantidee. La continuità del significato del termine sottolinea l’importanza culturale dell’acqua anche dopo la presunta scomparsa di Atlantide.

  • Sulcis, Sardegna: La toponomastica atlantidea nel Sulcis, Sardegna, conferma l’importanza dell’acqua per gli antichi abitanti dell’isola. I numerosi pozzi sacri costruiti durante il periodo nuragico riflettono una tradizione di culto dell’acqua che potrebbe derivare dalle pratiche religiose degli atlantidei.

2.2 Il Suono “J” in Francese e il Suono “X” in Sardo

Il suono “J” del francese, come in “jour”, corrisponde al fonema /ʒ/, una consonante fricativa postalveolare sonora. Questo suono è presente anche nel sardo, dove la lettera “X” viene pronunciata come la “J” francese. La comparazione tra questi suoni e la loro possibile origine atlantidea sarà esplorata in dettaglio.

2.3 Il Suono “Ж” nel Russo

La lettera “Ж” (minuscolo ж) dell’alfabeto cirillico rappresenta la consonante fricativa postalveolare sonora /ʒ/ o la fricativa retroflessa sonora /ʐ/. In russo, questo suono viene desonorizzato alla fine della parola, producendo una pronuncia simile a /ʃ/. Esamineremo come questo suono si allinei con i suoni atlantidei e quale significato possa avere nella nostra analisi.

3. Connessioni Storiche e Linguistiche

3.1 Sa Die de sa Sardigna

“Sa Die de sa Sardigna” è una celebrazione del 28 aprile che commemora la resistenza sarda contro il dominio aragonese nel 1794. L’analisi della frase “Nara cixiri” (che significa “dici ceci”) durante l’epoca storica dei Vespri Siciliani, usata per identificare le persone di origine sarda, riflette un’importante continuità linguistica. L’uso della parola “cixiri” per “ceci” suggerisce un legame con le tradizioni linguistiche antiche e, potenzialmente, con le radici atlantidee, sottolineando come certe forme linguistiche siano sopravvissute nel tempo e abbiano mantenuto caratteristiche distintive.

3.2 Vespri Siciliani

Durante i Vespri Siciliani, un periodo di ribellione contro il dominio angioino in Sicilia, si utilizzava un test linguistico per identificare gli invasori. Il test consisteva nel chiedere alla persona di pronunciare una parola specifica, come “ceci”, per verificare la sua origine e affiliazione. Questa pratica evidenzia come le caratteristiche fonologiche e linguistiche regionali potessero essere utilizzate per distinguere le identità culturali e linguistiche, suggerendo che tradizioni e caratteristiche linguistiche legate all’Atlantide potrebbero aver influenzato la lingua e la cultura della Sardegna e di altre aree circostanti.

3.3 Nel testo biblico, non dicono “nara cixiri” ma “pronuncia Shibboleth”

Libro dei Giudici 12:5-6, è la storia di un conflitto tra gli Israeliti della tribù di Efraim e quelli guidati da Iefte, il giudice di Israele. Gli Israeliti secondo il Paradigma Sardo Corso Atlantideo (PSCA) sono post-nuragici proto-ebraici, ossia popolazioni che nei secoli precedenti erano qui giunte dall’isola sardo corsa di Atlantide.

Dopo una vittoria militare contro gli Ammoniti, gli uomini di Efraim si sentirono insultati per non essere stati chiamati a combattere e accusarono Iefte. Ne nacque un conflitto armato tra la tribù di Gàlaad (guidata da Iefte) e gli Efraimiti. Quando Iefte e i suoi uomini sconfissero gli Efraimiti, bloccarono i guadi del fiume Giordano per impedire loro di fuggire.

Per identificare gli Efraimiti, i soldati di Iefte chiedevano a chi cercava di attraversare il fiume di pronunciare la parola “Shibboleth”. Gli Efraimiti, per via del loro accento diverso, non riuscivano a pronunciare correttamente la parola e la dicevano come “Sibboleth”. Questa differenza di pronuncia permetteva di identificare i membri della tribù di Efraim, che venivano quindi uccisi.

Ecco il testo biblico:

Giudici 12:5-6 (CEI):

“I Galaaditi occuparono i guadi del Giordano per impedire il passaggio agli Efraimiti. Quando uno dei fuggiaschi di Efraim diceva: ‘Lasciatemi passare’, gli uomini di Galaad gli chiedevano: ‘Sei un Efraimita?’ Se rispondeva di no, gli dicevano: ‘Allora di’ Shibboleth’. Se diceva Sibboleth, perché non riusciva a pronunciare esattamente la parola, lo prendevano e lo uccidevano presso i guadi del Giordano. In quella circostanza perirono quarantaduemila Efraimiti.”

Spiegazione:

Il termine “Shibboleth” significa “spiga” o “corrente” in ebraico, ma in questo contesto non ha tanto importanza il significato quanto la pronuncia. Gli Efraimiti, avendo un accento diverso, non erano in grado di dire la “sh” e la sostituivano con una “s”. Questa piccola differenza fonetica era sufficiente a rivelare la loro identità e, di conseguenza, costava loro la vita.

L’episodio sottolinea quanto la lingua e i dialetti atlantidei fossero importanti nell’antichità per identificare gruppi etnici o regionali. In questo caso, una differenza linguistica è stata usata come strumento di discriminazione e violenza: sappiamo infatti da Sonchis di Sais in Timeo e Crizia che gli Atlantidei erano un popolo violento e guerriero, e ne abbiamo conferma nei millenni con la parola shibboleth, nara cixiri e “di’ ceci” durante i vespri siciliani.

4. Confronto con Altre Lingue

4.1 Lingue Indoeuropee

Analizziamo come il suono “U” e il suono “J” possano essere comparabili ad altre lingue indoeuropee, e se ci sono segni di influenze atlantidee in queste lingue. Consideriamo anche il potenziale impatto della lingua atlantidea sullo sviluppo delle lingue moderne.

4.2 Lingue Non-Indoeuropee

Esploriamo se esistano somiglianze fonologiche tra la lingua atlantidea e lingue non-indoeuropee, come il basco o lingue semitiche, per valutare la possibilità di un’influenza culturale o linguistica estesa.

5. Implicazioni e Interpretazioni

5.1 Impatto sulla Linguistica Storica

Discussione su come le scoperte fonologiche possano influenzare la nostra comprensione della linguistica storica e delle origini delle lingue europee e mediterranee.

5.2 Influenze Culturali e Storiche

Esploriamo come le somiglianze fonologiche possano riflettere influenze culturali e storiche di Atlantide su altre civiltà antiche e moderne.

6. Origini dei Nomi Antoni e Michele: Un’Ipotesi Atlantidea dalla Sardegna-Corsica

Nel contesto dell’analisi linguistica e filologica delle origini dei nomi, la possibilità che i nomi Antoni e Michele abbiano radici nell’isola sardo-corsa di Atlantide merita un’attenta considerazione. Esploriamo qui l’ipotesi che questi nomi potrebbero derivare dalle tradizioni linguistiche e culturali di una civiltà antica associata con la Sardegna e la Corsica, localizzate nell’attuale blocco geologico sardo-corso.

Nome Michele e Santu Miali

Nel contesto della linguistica sarda attuale, il termine “Santu Miali” si traduce come “San Michele”. Questa designazione indica che “Miali” è la forma sarda di “Michele”. Il nuraghe Santu Miali, situato nella regione sarda, è una prova di come i nomi e le pratiche religiose siano state trasmesse e preservate nel tempo. È plausibile che il nome “Michele” nella sua forma sarda derivi da tradizioni linguistiche antiche legate ai popoli dell’isola sardo-corsa.

Influenza delle Amazzoni e Diffusione del Nome

Le leggende delle Amazzoni, spesso collocate nel Caucaso, offrono una connessione interessante con la diffusione del nome “Michele”. Secondo alcune fonti storiche, le Amazzoni potrebbero aver contribuito alla diffusione di nomi e pratiche culturali attraverso le loro migrazioni. In Russia e Ucraina, il nome Michele si trasforma in Михаил (Mikhail). È possibile che la forma “Mikhail” sia un’evoluzione del nome originale “Michele”, portata da queste popolazioni attraverso i secoli.

Variante “Michael” e Connessione con Atlantide

In aggiunta, la variante anglicizzata del nome “Michele”, ovvero “Michael”, potrebbe essere una forma evoluta e distaccata del nome originario, adattata ai contesti linguistici e culturali anglofoni. La trasposizione fonetica e la derivazione del nome potrebbero riflettere una lunga tradizione di influenze culturali che risalgono alle antiche popolazioni dell’Atlantide, che potrebbero aver avuto impatti significativi anche sulle lingue e nomi delle regioni circostanti.

Nome Antoni e “Ntoni”

Il nome Antoni, come variante di Antonio, potrebbe anch’esso avere origini antiche legate alla tradizione atlantidea. In Sicilia, il nome si trasforma in “‘Ntoni”, come evidenziato nel romanzo “Padron ‘Ntoni” di Giovanni Verga. Questa forma dialettale siciliana riflette un’evoluzione linguistica che potrebbe derivare da una radice comune più antica. In Francia, la variante è “Anton”, mentre in Italia è diffuso come “Antonio” o “Tonio”. Nei paesi di lingua spagnola, le varianti come “Antonio” e “Toño” mostrano ulteriori adattamenti linguistici che potrebbero derivare dalla stessa origine atlantidea.

Questa analisi suggerisce che i nomi Antoni e Michele potrebbero avere origini antiche legate all’isola sardo-corsa, riflettendo una trasmissione culturale e linguistica che si è evoluta nel tempo. L’esame delle varianti linguistiche e delle influenze storiche suggerisce che i nomi possano essere stati preservati e adattati attraverso secoli di migrazione e contatto culturale, iniziando da una civiltà atlantidea e diffondendosi successivamente nelle regioni circostanti.

7. La Connessione Linguistica tra la Lingua Protoebraica e le Lingue Nuragiche: Un’Esplorazione Etimologica del Toponimo Elmas


Nel contesto della linguistica comparativa e della ricostruzione delle lingue antiche, emerge un’ipotesi suggestiva: la lingua protoebraica potrebbe rappresentare una variante di un’antica lingua nuragica. Questa teoria si fonda sull’osservazione di somiglianze fonetiche, morfologiche e semantiche tra le due lingue, suggerendo una connessione culturale e linguistica tra i popoli nuragici della Sardegna e gli antichi Ebrei.

La lingua nuragica, parlata dai misteriosi costruttori dei nuraghi, è ancora poco conosciuta e in gran parte non decifrata. Tuttavia, l’analisi di toponimi e di elementi linguistici ritrovati in contesti archeologici sardi offre indizi preziosi per la comprensione della loro lingua e della loro cultura. In questa cornice, la lingua protoebraica emerge come un campo di studio particolarmente interessante, poiché potrebbe conservare tracce di questa lingua nuragica primitiva attraverso prestiti lessicali e strutturali.

Un esempio emblematico di questa connessione può essere esplorato attraverso l’etimologia del toponimo “Elmas”. Questo nome, che oggi designa una località nella Sardegna, può offrire spunti significativi per la comprensione delle radici linguistiche e culturali comuni.

Etimologia del Toponimo Elmas

Il toponimo “Elmas” potrebbe derivare dalla radice nuragica El- o Elma-, che in alcune ipotesi ricostruite potrebbe riferirsi a concetti legati a luoghi sacri o di grande importanza culturale. In lingua nuragica, il prefisso El- potrebbe essere associato a “luogo” o “territorio”, mentre il suffisso -mas potrebbe derivare da una radice che indica una qualità distintiva, come “forte”, “protetto” o “sacro”.

La radice El- è comparabile con elementi della lingua protoebraica, dove il termine El significa “Dio” o “potere divino”, suggerendo una possibile influenza o una radice comune in contesti religiosi o sacri. La connessione tra “Elmas” e El- potrebbe dunque riflettere una tradizione condivisa di attribuire significati sacri o significativi ai luoghi, sia in Sardegna che nella tradizione protoebraica.

Inoltre, l’analisi fonetica mostra che la struttura del toponimo “Elmas” è in linea con le convenzioni morfologiche delle lingue nuragiche e protoebraiche, suggerendo una possibile continuità linguistica o una trasmissione culturale tra le due aree geografiche.

In sintesi, l’ipotesi che la lingua protoebraica sia una variante di una lingua nuragica offre un’affascinante prospettiva sulla connessione tra due antiche civiltà. L’etimologia del toponimo “Elmas” illustra come le radici linguistiche e culturali possono riflettere legami profondi e storicamente significativi tra popolazioni diverse, suggerendo una ricca interazione e una complessa trama di influenze reciproche.

L’idea che Elmas derivi dall’ebraico apre la strada a interessanti riflessioni etimologiche. Partendo dal nome Elmas, possiamo cercare possibili radici ebraiche che potrebbero collegarsi a questa parola.

In ebraico, ci sono diversi termini che potrebbero essere presi in considerazione:

  1. “El” (אֵל) – significa “Dio” o “divinità”. È un elemento comune nei nomi teoforici, come Elia (Elijah) o Israele, che contengono il nome divino.

  2. “Mas” (מַס) – che in ebraico significa “tributo” o “imposta”. È una parola usata nella Bibbia per indicare un tributo o una tassa che un popolo deve pagare a un altro, come nel caso degli Israeliti che pagavano il tributo agli Egiziani.

Se Elmas fosse una parola composta derivante dall’ebraico, potrebbe essere interpretata come “Dio del tributo” o “Tributo a Dio” (El Mas), o in modo più figurativo, potrebbe indicare un luogo dedicato a Dio o a un culto sacro in cui si offrivano tributi.

Questa interpretazione, pur speculativa, si adatta bene a una possibile connessione con il passato religioso e culturale dell’area, specialmente se ipotizziamo un’antica connessione nuragica-protoebraica, come hai già indicato nelle tue ricerche. Il culto e i tributi agli dei erano una pratica comune nelle culture del Mediterraneo antico, e questa lettura etimologica potrebbe riflettere antiche tradizioni di omaggio religioso o sacro.

8. Linguistica Atlantidea: Origine del Termine “Papperi” nell’Isola Sardo-Corso Atlantidea

Il termine “Su Papperi”, che in sardo contemporaneo campidanese e sulcitano significa “La carta” potrebbe derivare dall’antica civiltà di Atlantide, dove si riferiva al papiro, una pianta usata per produrre carta. Con il tempo, Atlantide divenne l’isola sardo-corsa, e il termine “Papperi” si mantenne nel sardo contemporaneo, ma dissociato dal vegetale, indicando semplicemente la carta. In Sicilia, dove si usava “Pappera” per il papiro, si evidenzia l’influenza delle migrazioni atlantidee. L’associazione papiro-carta si è invece mantenuta forte in Egitto, anche se la parola ha subito alterazioni linguistiche.

Oggi, la scienza tende ad attribuire al mondo egizio l’origine dell’uso del papiro per la produzione della carta, ignorando potenziali collegamenti atlantidei e la loro influenza nelle isole sardo-corse e in Sicilia. Il termine “Papperi”, ormai staccato dalla pianta, rappresenta un relitto linguistico della civiltà atlantidea, e la sua traccia è rimasta soprattutto nelle lingue locali, con connotazioni specifiche ma frammentate del legame con il papiro e la sua coltivazione originaria.

9. Presenza di cognomi Sardi contemporanei nell’Antico Egitto

A Bologna è presente la Mummia Usai, reperto archeologico autentico, mummia egizia autentica. Il cognome Usai è esclusivamente sardo: l’autore di questo paper si chiama Usai di cognome, e può confermare che dopo circa 47 anni di ricerche, tutti coloro che si chiamano Usai, in tutto il mondo, hanno origini sarde. Interrogati sull’origine sarda della mummia, i responsabili vi diranno con assoluta sicurezza che “non esistono prove dell’origine sarda della mummia”. Ma questa affermazione è confutabile. Infatti, il quadro cognitivo che emerge è il seguente:

1) Usai è un cognome esclusivamente sardo in tutto il mondo;

2) Assieme alla mummia Usai vi è la Stele de Sa Meri: Sa Meri in sardo significa “la padrona assoluta”, “colei che ha potere decisionale assoluto di vita e di morte”, “la proprietaria assoluta”. Gli egittologi hanno tradotto le parole sarde “Sa Meri” come un nome di persona, “Sameri”, deformando la semantica del termine e rendendo impossibile agli scienziati capire il contesto semantico e cognitivo di questi reperti.

3) All’interno del sarcofago di Usai è inciso un geroglifico egizio che è la traslitterazione di un concetto sardo: in Sardegna “S’Ammentu” significa “Il Ricordo”, “La Nostalgia”. In Egitto, questo concetto è stato trasformato nella Dea Amenti, che in questo quadro cognitivo è la dea del Ricordo: la mummia Usai ricordava di provenire dalla Sardegna, aveva nostalgia della sua terra atlantidea, e ha fatto incidere il simbolo di Amenti, ossia “S’Ammentu Sardu pro sa propria terra” (il ricordo sardo della propria terra natia, che poi diventerà “S’audaxi” in portoghese brasiliano).

4) Sappiamo benissimo che i Sardi nuragici erano ottimi fonditori del bronzo: infatti sono famosissimi i “bronzetti nuragici”. Il popolo nuragico proto-ebraico si era trasformato nei secoli nel popolo Ebraico: la terra era diversa, la lingua si era imbastardita, gli usi e costumi e le leggi cambiati, la religione mutata… il popolo nuragico ormai era cambiato, non era più riconoscibile. Nel deserto non c’era l’ambiente utile a realizzare nuraghi: in mezzo alla sabbia del deserto era impossibile creare nuraghi, per cui gli usi e costumi cambiavano. La Mummia Usai di Bologna, ha a corredo una stanza di bronzetti nuragici, ma realizzati secondo i nuovi gusti del popolo egizio, e probabilmente dietro ordini del Faraone. E’ quindi possibile che essendo cambiata la cultura, la lingua, i gusti, le leggi, gli usi e costumi, ora anche i bronzetti nuragici venissero realizzati secondo questa temperie culturale nuova, differente da quella nuragica. Per cui gli archeologi che guardano i bronzetti nuragici realizzati in Egitto, non capiscono che si tratti della stessa matrice culturale, per cui ora li chiamano Bronzetti Egizi in stile egizio, e credono essere totalmente sconnessi e scollegati dai bronzetti nuragici.

5) Tratto da Wikipedia: “La matzah (o matzà in ebraico מַצָּה‎?, pronuncia mazzà; pl. matzot), nota anche come matzo, matzos[1] in yiddish, è il pane non lievitato (o azzimo: a base di farina e acqua) proprio della cucina ebraica, che è consumato quale alimento rituale nella festa di Pesach (Pasqua ebraica)”.
In sardo ancora oggi si afferma che un pane è “matzosu”, “mazzosu”, quando non è lievitato e la mollica è durissima e difficile da digerire.
Lo studioso Gavino Guiso si è accorto di questo fenomeno: si veda in tal proposito l’articolo e il sito web: “LA PASQUA EBRAICA E “SU PANE PURILE” IL PANE AZZIMO SARDO – di Mario Carboni”,
http://www.gavinoguiso.it/2020/04/11/la-pasqua-ebraica-e-su-pane-purile-il-pane-azzimo-sardo-di-mario-carboni/

Il fatto che altri studiosi si siano accorti di questo fenomeno è indice che alcuni elementi della comunità scientifica riescono a notare l’origine atlantidea di alcuni elementi, ma la parte complessa è riuscire a trovare una matrice unitaria che permetta di spiegare tutti questi fenomeni singoli, come un unico evento collettivo, ossia la matrice culturale atlantidea che si è diffusa per tutto il Mediterraneo antico.

10. La diaspora come caratteristica atlantidea

1) Diaspora come conseguenza del Diluvio Universale citato da Mesopotamici e dalla Bibbia, ossia diaspora come conseguenza della semi-sommersione del blocco geologico sardo corso atlantideo.

2) Diaspora del popolo Nuragico in Egitto, dove diventa il popolo Proto-Ebraico.

3) Diaspora del popolo post-atlantideo Basco.

4) Diaspora contemporanea del popolo sardo all’estero alla ricerca di lavoro.

5) Diaspora di un gruppo di donne guerriere atlantidee amazzoni che vennero rapite e vennero portate nel Causaso, sul Mar Nero, nell’attuale città di Gelendžik

Il tema della Diaspora atlantidea deve essere ancora sviluppato, ma questi 5 punti sono un’ottimo punto di partenza per le future analisi.

11. Migrazioni, Diaspore e Variazioni Linguistiche delle Lingue Atlantidee

Le lingue dell’antica Atlantide, come emerso dalla nostra ricerca, hanno subito un significativo processo di migrazioni e diaspore prima che gli alfabeti e le lingue fossero ben definiti. Questo ha portato a una varietà di grafie e trascrizioni che complicano notevolmente la ricostruzione delle variazioni grafiche e fonologiche.

Le lingue atlantidee, nel loro percorso di diffusione attraverso diverse regioni e culture, hanno avuto molteplici trascrizioni e rappresentazioni grafiche. Le parole sono state esportate e adattate con numerose grafie, scritture e caratteri differenti, spesso variando di poche lettere o simboli. Questo fenomeno rende difficile tracciare le variazioni e comprendere l’evoluzione delle lingue nel loro stato originario.

Un esempio di questo fenomeno è il raddoppiamento arbitrario delle parole che si osserva nelle lingue atlantidee. Ad Atlantide, vi era una tendenza a duplicare arbitrarie consonanti o vocali. Ad esempio, in una località come Gonnesa nell’attuale Sardegna, il gelato viene chiamato “GELLATTO” anziché la forma più comune “gelato”. Questo tipo di raddoppiamento fonetico è un fenomeno linguistico che non segue regole fisse, rendendo ulteriormente complessa la comprensione delle forme originali e delle loro variazioni. E’ probabilmente avvenuto lo stesso fenomeno con il toponimo Sinnai in Sardegna. Mentre in Egitto abbiamo il Monte Sinai, la Penisola del Sinai, il Deserto del Sinai, in Sardegna abbiamo la città di Sinnai con raddoppiamento consonantico della lettera “n”. Invece nel caso della Mummia Usai abbiamo il cognome esattamente identico al cognome sardo Usai ancora oggi in uso presso il popolo sardo. Uno dei genitori della mummia Usai è Heriu-bastet. Ora sappiamo che Bastet, conosciuta anche come Bast, è una dea della mitologia egizia associata principalmente alla casa, alla fertilità, alla protezione e alla musica. È spesso rappresentata come una donna con la testa di una gatta o come una gatta stessa. In alcune raffigurazioni, può essere mostrata con un campanello o una cesta di profumi, simboli della sua connessione con il comfort domestico e la protezione.

Aspetti e Attributi di Bastet

  1. Protezione e Fertilità: Bastet era considerata una dea protettrice del focolare domestico e della famiglia. Le sue qualità materne e protettive la rendevano una figura centrale per la sicurezza e il benessere della casa e dei bambini.

  2. Legame con gli Animali: I gatti erano sacri per Bastet, e il loro comportamento e la loro presenza erano considerati benedetti dalla dea. Questo legame con i gatti sottolinea il suo ruolo nella protezione e nella cura della casa.

  3. Transizione da Guerriera a Protettiva: Originariamente, Bastet era una dea guerriera associata alla guerra e alla protezione. Con il tempo, il suo ruolo si è evoluto verso un aspetto più pacifico e protettivo, riflettendo un cambiamento nella sua rappresentazione culturale.

  4. Musica e Danza: Bastet è anche associata alla musica e alla danza, con rituali e celebrazioni che spesso includevano musica festiva e danza, elementi che rappresentano il suo aspetto gioioso e festivo.

  5. Templi e Culto: Il culto di Bastet era particolarmente prominente nella città di Bubasti (moderna Tell Basta), dove aveva un grande tempio dedicato a lei. I pellegrini si recavano a Bubasti per partecipare a festival e cerimonie in suo onore.

Bastet è una delle divinità egizie più amate e riconoscibili, e il suo culto è sopravvissuto per secoli come simbolo di protezione e cura nella vita quotidiana degli antichi egizi. Nel contesto del nome Heriu-bastet:

  • “Bastet” funge da elemento suffisso che riflette l’influenza della dea Bastet. In molte culture, l’aggiunta del nome di una divinità al proprio nome può essere vista come un modo per invocare la protezione, l’onore o le qualità associate a quella divinità.

  • “Heriu” è il prefisso che potrebbe indicare la posizione, il titolo o le caratteristiche individuali, mentre “bastet” specifica il legame con la dea.

Quindi, in sintesi, “bastet” nel nome Heriu-bastet funge come suffisso che aggiunge un significato culturale e religioso, indicando una connessione o un omaggio alla dea Bastet. A seguito però delle basi teoriche della linguistica atlantidea, possiamo accorgerci che Usai è un cognome sardo, ma anche Heriu è un cognome sardo: con la perdita della H iniziale, oggi in Sardegna è presente il cognome Eriu. Possiamo anche ipotizzare, dato che gli atlantidei sono un popolo guerriero, che Heriu avesse il significato di “Ferito”, dal sardo “Ferìu”. Coi secoli si sarebbe quindi perduta la H iniziale, della quale non sappiamo ancora se fosse sonora, aspirata o muta.

Notiamo quindi che sia la Mummia Usai che uno dei genitori hanno cognomi sardi.

Un ulteriore problema riguarda la grafia e la pronuncia fonetica di alcuni termini atlantidei. Per esempio, la parola per “oliva” presenta diverse varianti fonetiche: in alcune zone è chiamata “olia”, in altre “obia”, e in altre ancora subisce ulteriori mutazioni. Nonostante queste variazioni, in Sardegna, ancora oggi, si riesce a comprendere il significato dei termini grazie al contesto, anche se le mutazioni “genetiche”, “vocaliche” e “consonantiche” dei singoli termini sono evidenti.

Infine, notiamo che Mosè è stato abbandonato in una cesta di papiro, e si è visto come si può immaginare che fosse “una cesta de papperi”, che nel sardo attuale significa “una cesta di carta”.

Questa adattabilità e variazione delle parole, pur rendendo difficile la ricostruzione precisa delle lingue atlantidee, dimostrano come le lingue possono evolversi e adattarsi mantenendo una certa coerenza grazie al contesto. La nostra comprensione delle lingue antiche atlantidee è quindi influenzata non solo dalla trascrizione e dalla grafia, ma anche dalle mutevoli condizioni sociali e culturali in cui queste lingue si sono sviluppate e diffuse. Le implicazioni di questi fenomeni richiedono un approccio metodologico più sfumato per l’analisi linguistica e la ricostruzione storica.

12. Psichiatria delle Lingue Sarde e Corso: Ignoranza e Snobismo nella Ricerca Linguistica

Nel contesto della ricerca linguistica storica, le lingue sarde e corse hanno subito un trattamento di marginalizzazione che riflette un fenomeno di snobismo accademico persistente. Nonostante il loro potenziale per contribuire significativamente alla comprensione delle lingue antiche e dei loro sviluppi storici, queste lingue sono state per millenni sottovalutate dalla comunità scientifica, come se non avessero alcun valore intrinseco o storico comparabile a quello di lingue classiche come il latino, il greco, il minoico, l’etrusco e i geroglifici egizi.

Il Fenomeno di Marginalizzazione

La marginalizzazione delle lingue sarde e corse è evidente nel fatto che, mentre le lingue classiche e le scritture antiche sono ampiamente studiate e analizzate, le lingue della Sardegna e della Corsica ricevono una considerazione minimale nella ricerca accademica globale. Lingue come il latino e il greco hanno avuto un enorme impatto sulla cultura e la lingua occidentale e sono oggetto di uno studio approfondito e continuo. Al contrario, il sardo e il corso sono spesso considerati come lingue di minor rilievo, il che ha portato a una carenza di studi approfonditi e a una limitata diffusione delle loro potenzialità storiche e culturali.

Conseguenze per la Ricerca su Atlantide

Questa ignoranza sistematica ha conseguenze significative per la ricerca sulla civiltà di Atlantide. Le lingue sarde e corse, con le loro radici profonde e le loro evoluzioni linguistiche, potrebbero offrire chiavi di lettura cruciali per comprendere le lingue e le culture dell’antichità, in particolare quella di Atlantide. Tuttavia, poiché queste lingue sono state trascurate, la loro rilevanza e il loro potenziale contributo alla ricerca storica sono stati compromessi. Questo snobismo accademico non solo ostacola la scoperta e l’interpretazione di informazioni storiche vitali, ma impedisce anche l’emergere di nuove prospettive e teorie che potrebbero rivoluzionare il nostro comprensione delle civiltà antiche.

Un Appello alla Comunità Scientifica

È cruciale che la comunità scientifica di linguistica, linguistica storica e filologia prenda in seria considerazione questo fenomeno di esclusione e snobismo. La ricerca e l’analisi delle lingue sarde e corse non devono essere limitate da pregiudizi o convinzioni erronee sulla loro importanza. Gli studiosi devono essere aperti a esaminare e valorizzare queste lingue, riconoscendo il loro potenziale per contribuire a una comprensione più completa e sfumata della storia linguistica e culturale del Mediterraneo e oltre.

La comunità accademica mondiale ha l’opportunità di correggere questa ingiustizia intellettuale e di aprire nuove vie per la scoperta e l’interpretazione storica, valorizzando adeguatamente le lingue sarde e corse e riconoscendo il loro ruolo cruciale nella nostra comprensione del passato. Solo attraverso un approccio inclusivo e equo possiamo sperare di scoprire e comprendere appieno le verità storiche nascoste, inclusa quella di Atlantide. Negli ultimi anni, fortunatamente, istituzioni prestigiose come l’Accademia della Crusca e altri enti culturali di rilievo hanno iniziato a riconoscere queste ingiustizie culturali e linguistiche. Sono stati fatti passi avanti per porre rimedio a secoli di marginalizzazione e snobismo intellettuale che hanno relegato le lingue minoritarie, come il sardo e il corso, ai margini del dibattito accademico. Queste istituzioni hanno compreso l’importanza di preservare e studiare queste lingue non solo per il loro valore intrinseco, ma anche per ciò che rappresentano in termini di diversità culturale e storica.

A testimonianza di questo cambiamento di rotta, sono stati istituiti premi e riconoscimenti destinati a quegli studiosi, ricercatori e attivisti che si dedicano alla valorizzazione delle lingue minoritarie, conferendo loro la dignità che meritano nel panorama scientifico e culturale globale. Questi premi non sono semplici attestati simbolici, ma rappresentano un tentativo concreto di correggere il passato, di dare spazio a una narrativa diversa, inclusiva, che consideri il contributo linguistico delle culture minori tanto importante quanto quello delle grandi lingue classiche.

L’Accademia della Crusca, in particolare, ha lanciato iniziative per promuovere la ricerca sulle lingue regionali e minoritarie italiane, riconoscendo la ricchezza linguistica di cui l’Italia è depositaria. Grazie a questi sforzi, i progetti di valorizzazione del sardo e del corso stanno guadagnando una visibilità e una legittimazione che fino a pochi decenni fa sarebbero state impensabili. In collaborazione con università e centri di ricerca, sono state avviate nuove indagini filologiche, linguistiche e storiche che mirano a far emergere l’importanza di queste lingue nell’evoluzione culturale e linguistica del Mediterraneo.

Gli studiosi che hanno dedicato la loro vita alla ricerca di queste lingue stanno finalmente vedendo riconosciuti i loro sforzi, contribuendo a rinnovare l’interesse globale verso le minoranze linguistiche e, soprattutto, a dimostrare che queste lingue non sono inferiori o arretrate, ma rappresentano tasselli fondamentali della nostra storia collettiva. È proprio grazie a questo rinnovato impegno che la comunità scientifica può sperare di raggiungere nuove scoperte, e forse, un giorno, risolvere i grandi enigmi storici e linguistici ancora irrisolti, come la ricerca di Atlantide e delle sue lingue scomparse e i collegamenti con le lingue antiche come il geroglifico, il sumero ed altre.

Questa crescente consapevolezza rappresenta un passo importante verso la giustizia linguistica e culturale, un invito a riconsiderare cosa significhi davvero “valore” in campo linguistico. Non si tratta più di conferire dignità a una lingua solo sulla base della sua influenza storica o letteraria, ma di riconoscere che ogni lingua porta con sé un mondo di significati, tradizioni e conoscenze che arricchiscono la nostra comprensione dell’umanità.

13. Conclusioni e Direzioni Future

Riassumiamo i principali risultati dello studio e discutiamo le implicazioni per la ricerca futura. Proponiamo ulteriori studi e metodologie per approfondire la connessione tra le lingue moderne e le lingue dell’antica Atlantide.

Se queste scoperte linguistiche sulla presunta lingua di Atlantide fossero confermate, le conseguenze potrebbero essere rivoluzionarie in vari campi:

Rivisitazione della Storia Antica

  • La storia delle civiltà antiche verrebbe riscritta, con Atlantide riconosciuta come una civiltà reale e influente, anziché un mito. Questo cambierebbe completamente la nostra comprensione delle origini delle culture mediterranee, tra cui quelle sarda, ebraica ed egiziana, confermando l’influenza di Atlantide su di esse.

  • Le migrazioni culturali e linguistiche tra il blocco sardo-corso e altre civiltà, come i Fenici e gli Egizi, verrebbero riconsiderate alla luce delle nuove prove linguistiche e archeologiche.

Implicazioni per la Linguistica Storica

  • La linguistica storica subirebbe una svolta, con la riorganizzazione delle famiglie linguistiche. La lingua atlantidea potrebbe essere considerata la radice dell’indoeuropeo o di altre lingue, sfidando l’attuale modello evolutivo delle lingue.

  • Nuove connessioni tra il sardo, l’ebraico e altre lingue antiche potrebbero emergere, suggerendo che queste lingue abbiano ereditato fonemi e parole direttamente dalla civiltà atlantidea. La presenza di termini come “Papperi” (che avrebbe dato origine a “papiro”) dimostrerebbe una continuità linguistica antichissima.

Riscoperta di Tradizioni Culturali

  • Tradizioni come “Sa Die de sa Sardigna” e i Vespri Siciliani verrebbero reinterpretate alla luce di un’origine atlantidea, suggerendo che eventi e rituali antichi siano stati influenzati da una memoria condivisa di Atlantide.

  • La connessione tra usi linguistici come lo Shibboleth (parola usata per identificare l’appartenenza etnica) e pratiche linguistiche sarde o siciliane aggiungerebbe nuove dimensioni culturali alle identità regionali.

Rivalutazione dell’Archeologia Mediterranea

  • Reperti come la Mummia Usai di Bologna e i bronzetti nuragici acquisirebbero una nuova rilevanza. Se dimostrato che tali oggetti sono collegati ad Atlantide, l’archeologia mediterranea verrebbe arricchita da una comprensione più ampia delle interazioni tra civiltà.

  • Le tracce linguistiche atlantidee offrirebbero una chiave di lettura per interpretare simboli, iscrizioni e monumenti antichi, aprendo la porta a nuove scoperte archeologiche.

Influenza sulla Religione e la Filosofia

  • Se termini come “matza” (legato al pane sardo ed ebraico) avessero un’origine atlantidea, si potrebbero riscoprire radici comuni tra tradizioni religiose che sembravano completamente separate. Questo influirebbe sulla comprensione delle origini religiose e dei miti fondatori di molte culture.

  • Anche il paradigma sardo-corso-atlantideo verrebbe rafforzato, posizionando la Sardegna e la Corsica come il vero cuore di Atlantide e delle antiche civiltà.

Conseguenze per l’Egittologia

  • La presenza di influenze linguistiche atlantidee nell’antico Egitto, come il termine “papiro”, aprirebbe nuove linee di ricerca sulla civiltà egiziana e il suo rapporto con Atlantide. Questo potrebbe portare a reinterpretazioni di testi e simboli egizi alla luce di queste nuove scoperte.

Impatti sulla Scienza e sulla Cultura Popolare

  • Il riconoscimento di Atlantide come una civiltà reale influenzerebbe non solo la scienza, ma anche la cultura popolare. Libri, film, e altre forme di media dovrebbero adattarsi a queste nuove scoperte, ridefinendo il mito di Atlantide.

  • La scienza moderna potrebbe anche trovare nuove applicazioni delle conoscenze atlantidee, specialmente in campi come la linguistica computazionale e l’intelligenza artificiale, dove modelli linguistici antichi potrebbero essere analizzati per sviluppare nuove tecnologie.

In sintesi, queste scoperte potrebbero cambiare profondamente il panorama culturale, linguistico e scientifico, con impatti duraturi su molti campi di studio.

Bibliografia

  • Platone, “Timeo” e “Crizia”.

  • Tutti i papers scientifici di Luigi Usai.

  • Tutte le opere di Luigi Usai.

  • Studi recenti su linguistica comparativa e fonologia.

  • Ricerche archeologiche e storiche relative a Atlantide.

  • Documentazione storica su “Sa Die de sa Sardigna” e i “Vespri Siciliani”.


Nota alla versione 1: Questa revisione integra il contesto storico e culturale specifico, collegandolo ai temi linguistici e fonologici trattati. L’inclusione di dettagli storici e linguistici concreti come quelli relativi a “Sa Die de sa Sardigna” e ai “Vespri Siciliani” arricchisce l’analisi e offre una prospettiva più completa sulla continuità culturale e linguistica.

Nota alla versione 2: Questa porzione di paper mira a esaminare la possibile origine dei nomi Antoni e Michele, fornendo un contesto linguistico e storico che potrebbe spiegare la loro diffusione e trasformazione nel tempo.

Nota alla versione 3: Inserimento dell’origine atlantidea del termine papiro, derivato dal sardo Papperi, che deriva dall’atlantideo che per ora è ancora perduto ma potrebbe forse essere ricostruito da linguisti esperti. Le migrazioni atlantidee hanno portato il termine dall’isola sardocorsa alla Sicilia e poi in Egitto, dove fino ad oggi è rimasto così linguisticamente e culturalmente forte da far credere agli scienziati che sia originario dell’Egitto, facendo perdere l’origine atlantidea del termine e del concetto. E’ quindi possibile che l’uso del papiro per scriverci fosse in origine un uso tipicamente atlantideo. E’ anche possibile che in Egitto questa usanza e abitudine sia stata di gran lunga migliorata, perfezionando la tecnica.

Nota alla versione 4: Presenza del cognome sardo Usai nell’antico Egitto; per qualche motivo, la Mummia Usai, che ha evidenti contatti con il mondo sardo, è stata espulsa dall’Egitto come se fosse una mummia falsa, come se non fosse un reperto scientifico autentico. Ma così facendo si impedisce agli studiosi di fare collegamenti logici tra la Sardegna e l’antico Egitto. Credo che il mondo scientifico faccia queste cose in continuazione, rendendo difficilissimo fare nuove scoperte scientifiche: c’è una sorta di ostracismo sistemico. Alcuni studiosi sardi scrissero in passato ai responsabili della Mummia Usai, chiedendo se fosse sarda. Ogni volta veniva risposto che “non esiste nessuna prova scientifica certa che la mummia abbia collegamenti con la sardegna”. Per questo motivo, sento il profondo bisogno e desiderio di mostrare che questo collegamento esiste ed è profondissimo. Ai miei lettori comprendere se io abbia ragione o mi sbagli.

Nota alla versione 5: inserimento del testo del libro dei Giudici nell’antico testamento, che presenta similitudini con Sa Die de sa Sardigna e la frase “nara cixiri” e con i Vespri Siciliani: l’usanza tutta atlantidea di assassinare chi non sa pronunciare una determinata lettera dell’alfabeto in maniera corretta: gli atlantidei assassinavano tranquillamente solo ed esclusivamente per motivi fonologici.

Nota alla versione 6: inserimento delle conseguenze qualora vengano dimostrate vere queste informazioni: verrebbe rivoluzionata, sconvolta e reinizializzata tutta la storia antica e la linguistica, obbligando a ristudiare e ripensare l’antichità a partire da queste nuove informazioni.