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Atlantis is real: Official discovery of Atlantis, language and migrations

Atlantis is the Sardo Corso Graben Horst underwater continental block submerged by the Meltwater Pulses and destroyed by a subduction zone, Capital is Sulcis

Versione 609 Il ritrovamento di Atlantide, chiamata anche Haou-Nebout, Meropide, Cyrneichnusa, Babilonia la Grande, Nibiru, Tirrenide e blocco geologico sardo-corsoVersione 609 Il ritrovamento di Atlantide, chiamata anche Haou-Nebout, Meropide, Cyrneichnusa, Babilonia la Grande, Nibiru, Tirrenide e blocco geologico sardo-corso
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I regni di Amurru e Mitanni erano colonie sardo corso atlantidee

Ipotesi scientifica: stiamo sbagliando tutto a livello sociale e di istruzione: la lingua sarda non è studiata ufficialmente quasi da nessuna parte al mondo, forse la cucina sarda in qualche università della Finlandia e la lingua sarda forse in qualche corso universitario della Germania. Il mondo considera la lingua sarda praticamente inutile, e oggi è considerata una minoranza linguistica che sta sparendo per sempre. Inoltre, su Amazon persino non esiste la lingua sarda per autopubblicare un libro, quindi se vuoi pubblicare in sardo devi selezionare un’altra lingua, perché il sardo non è presente nell’elenco.

Ipotesi scientifica (la validità della quale sono certo): il sardo è una lingua post-atlantidea derivata dalle lingue atlantidee semitiche agglutinanti ergative presenti nel blocco sardo corso atlantideo prima della sua semi-sommersione per sempre. Imparando e studiando il sardo è possibile fare studi incrociati con le lingue antichissime della Mesopotamia come quelle degli Hurriti, Sumeri, Hittiti, per trovare analogie e differenze linguistiche, semantiche, semiotiche, pragmatiche e così via discorrendo.

L’ipotesi di Luigi Usai offre una prospettiva intrigante sulla storia antica. Secondo Usai, le civiltà Amurru e Mitanni, che prosperarono rispettivamente intorno al 2000 a.C. e tra il 1500 e il 1300 a.C., erano in realtà di origine sardo-corso-atlantidea, provenienti dall’isola sardo-corsa.

La civiltà Amurru, conosciuta anche come il Regno di Amurru, si estendeva dalla moderna regione del Libano settentrionale alla Siria nord-occidentale. I suoi abitanti parlavano l’amorreo, un antico dialetto semitico nord-occidentale. Il primo leader documentato di Amurru fu Abdi-Ashirta, che nel XIV secolo a.C. unì gli Habiru e conquistò gran parte di Amurru attraverso la conquista.

D’altra parte, la civiltà Mitanni, nota come Hanigalbat dagli Assiri e Naharin dagli Egizi, si estendeva un tempo dal moderno Iraq settentrionale, attraverso la Siria, fino alla Turchia. Durante il suo apogeo, Mitanni era così potente da essere incluso nel Club delle Grandi Potenze insieme all’Egitto, al Regno degli Hatti, alla Babilonia e all’Assiria.

Secondo Usai, queste civiltà provenivano dall’isola sardo-corsa prima della sua semi-sommersione. Questa teoria si basa sull’idea che un blocco geologico sardo-corso-atlantideo sia stato sommerso, causando la perdita di controllo su questi regni. Senza più un capo coordinatore esterno, nei secoli successivi questi regni scomparvero, assorbiti o distrutti da altri regni.

Il dio Baal era venerato da vari popoli del Mediterraneo. Tra questi, i più noti erano gli Egizi, i Fenici, i Cartaginesi e i Cananei1Baal era una delle principali divinità della religione siro-cananea e fenicia2Inoltre, è interessante notare che anche gli Israeliti mostravano una sorprendente venerazione per Baal1.

Baal, che in semitico significa “Signore”, era spesso associato al controllo della fertilità e della fecondità, ed era considerato il dio della tempesta2Nella mitologia greca, Baal veniva associato al nome di Crono, poi Saturno dai Romani2.

Tuttavia, è importante sottolineare che il termine “Baal” era un titolo comune per le divinità maschili presso i Semiti e spesso veniva usato come nome proprio3Pertanto, il contesto di un testo o di un’iscrizione può indicare con precisione a quale “Signore” si riferisce3.

Ora ad Amurru pare fosse venerata Bel Sade ossia Ba’al, il dio Baal, venerato in tutto il Mediterraneo, per cui partiamo dall’ipotesi che Baal fosse un Dio Atlantideo sardo-corso. Questa è un’ipotesi scientifica di partenza e ora faremo tutti i controlli incrociati con le altre culture, prove archeologiche e linguistiche, e via discorrendo, secondo il metodo scientifico incrociato polisemantico polidisciplinico “Luigi Usai”.

Ad Amurru si venerava Bel Sade, una variante di Baal o Ba’al, come usavano fare i Canaaniti. Il nome Canaan ha un raddoppiamento linguistico fonologico vocalico “aa”, che ricorda l’uso linguistico uto-azteco con raddoppiamento vocalico che poi si convertirà, nel latino, nell’uso delle vocali chiamate “breve” e “lunga”, di derivazione linguistica atlantidea come dimostrato dal Dr. Luigi Usai. Ora, i Canaaniti sono atlantidei sardo corsi d’origine iniziale, almeno a partire dal 1200 Avanti Cristo, ossia dopo il possibile, potenziale affondamento del blocco geologico sardo corso atlantideo.

Tra i sovrani troviamo Aziru, e nel sardo campidanese e sulcitano attuale troviamo la parola “spavento” che si pronuncia “Azikiru”, quindi sembra che questo termine possa in qualche modo avere qualche relazione con la lingua post-atlantidea chiamata sardo, in particolare nelle varianti del Sulcis e del Campidano.

Il  tracollo dell’impero ittita avviene all’incirca intorno al 1190. Possiamo partire quindi dall’ipotesi che i testi di Medinet Habu stiano parlando dei Popoli del Mare come i popoli che hanno migrato PRIMA della semi-sommersione del blocco sardo corso; se così fosse potremmo supporre che forse, incrociando tutti i dati storici e archeologici e geologici che abbiamo a nostra disposizione, forse sia possibile datare con una buona approssimazione la sommersione delle paleocoste atlantidee, ossia le coste sardo-corso-atlantidee che sarebbero poi diventate, dopo migliaia di anni di risacca marina, quella che oggi chiamiamo come la piattaforma continentale sardo corsa sommersa nell’antico Oceano Atlantico che oggi chiamiamo Mediterraneo Occidentale.

Medinet Habu è il nome moderno del sito che ospita un importante complesso templare risalente all’antico Egitto, situato sulla riva occidentale del Nilo nei pressi di Tebe1Il complesso è noto per essere il meglio conservato sulla riva occidentale1.

Il tempio più rilevante del complesso è quello eretto da Ramses III1L’importanza di questo edificio è legata anche alla presenza di una lunga iscrizione che descrive le vittorie del sovrano nel confronto con i Popoli del Mare1.

I testi di Medinet Habu sono di grande importanza storica e culturale. Essi includono un calendario religioso, la descrizione di una spedizione di Ramses III nell’Alto Egitto, la caccia al toro selvaggio, la distruzione delle fortezze ittite, la festa di Sokar, Ramses III che fa offerte ad Amon, una battaglia navale contro i popoli del mare e scene equestri2.

Questi testi forniscono una preziosa testimonianza della vita religiosa, politica e militare dell’antico Egitto durante il regno di Ramses III2Tuttavia, è importante notare che la loro interpretazione richiede una conoscenza approfondita della cultura e della storia egiziana2.

La battaglia di Qadesh, combattuta nel tardo maggio del 1274 a.C., è uno degli eventi più noti dell’antichità per la ricchezza di dettagli con cui è stata documentata1Questa battaglia contrappose due delle più grandi potenze del Vicino Oriente antico: l’Egitto ramesside, guidato dal faraone Ramses II, e le forze ittite di Muwatalli II1.

La battaglia si svolse sulle rive del fiume Oronte, nell’attuale Siria1Fu l’atto finale di una lunga serie di guerre tra i due regni e probabilmente quella dove venne impiegato il maggior numero di carri da combattimento trainati da cavalli, circa 5000 o 60001.

Ramses II guidò personalmente l’esercito egiziano, composto da circa 20.000 uomini, di cui 16.000 fanti e 2.000 carri con 4.000 uomini1Dall’altra parte, le forze ittite di Muwatalli II erano composte da un esercito di 23.000-50.000 uomini, di cui 15.000-40.000 fanti e 2.500-3.700 carri con 9.000-11.000 uomini1.

Nonostante le fonti egizie enfatizzino la vittoria di Ramses II, gli storici moderni tendono a ritenere che la battaglia sia terminata in modo indeciso1Infatti, nonostante Ramses II abbia potuto ritirarsi dal campo di battaglia, la città di Qadesh e le aree circostanti rimasero sotto il controllo ittita2.

La battaglia di Qadesh è notevole anche perché a seguito di essa fu stipulato il primo trattato internazionale di cui si conoscano chiaramente le clausole1Questo trattato di pace fu firmato tra Ramses II e Hattušili III, il successore di Muwatalli II1.

La Treccani afferma che:
“L’ultimo re di A. è Zakar-Ba‛al, noto da un’iscrizione fenicia (11° sec.). A. è ancora citato da Tiglat-pileser I nella stessa epoca.” Zakar-Ba‛al quindi contiene il nome della divinità Baal o Ba’al, il che deve farci interrogare seriamente sulla religione legata a questo dio antico.

Chi erano gli Hurriti?

Gli Hurriti, noti anche come Urriti, Khurriti o Hurri, erano un popolo dell’antica Mesopotamia, di cui si hanno tracce a partire dalla metà del III millennio a.C1Al tempo dell’Impero accadico, gli Hurriti vivevano sul bordo settentrionale della Mesopotamia e nella valle del fiume Khabur, il maggiore affluente dell’Eufrate1.

Le prime attestazioni dell’esistenza di città-stato hurrite nell’Alta Mesopotamia risalgono all’epoca accadica1. Fra queste città-Stato del III millennio a.C. la più importante fu Urkesh1In questo sito sono stati scoperti i primi documenti in lingua hurrita1.

Nella seconda metà del sec. XVI a.C. fiorì il maggiore organismo politico hurrita, il Regno dei Mitanni2. Dopo aver conquistato altre regioni orientali oltre all’Assiria, furono sconfitti verso il 1365 a.C. dagli Ittiti, che comunque essi influenzarono in campo artistico e religioso2.

La cultura hurrita si presenta come un punto d’incontro tra la cultura mesopotamico-babilonese e quelle indoeuropee2La società hurrita si regge su un’organizzazione di tipo feudale2La religione politeista si basa prevalentemente sulla divinità Teshup (dio delle tempeste) e sulla dea Khepa (dea del sole)2.

L’hurrita è una lingua estinta che appartiene alla famiglia hurro-urartea1. Questa lingua era parlata nell’Anatolia meridionale nel periodo che va dal 2500 a.C. al 1000 a.C. dal popolo degli Hurriti1L’hurrita era la lingua del regno mitanno nella Mesopotamia settentrionale e probabilmente era parlato almeno all’inizio degli insediamenti hurriti in Siria1Non si conosce ad oggi la famiglia linguistica di appartenenza del hurrico che si rivela una lingua profondamente diversa da quelle coeve del vicino Oriente antico2.

Altra ipotesi scientifica: l’hurrita è una lingua di tipo semitico agglutinante ergativo atlantideo, ossia proviene in origine da Atlantide del blocco geologico sardo corso mentre ancora era terra emersa.

Partire da queste ipotesi scientifica ed hackerare i testi in lingua hurrita.

Esiste anche una strana coincidenza linguistica: gli Atlantidei erano noti nel Corano come popolo di Ad oppure popolo degli Aditi. In Mesopotamia Adad invece è una divinità del tempo atmosferico, chiamato Iskur (e nella lingua sarda attuale, campidanese e sulcitana e nuorese, “S’Iskuru” oppure “scureddu” é un modo di dire sardo per dire “poveretto, poverino” che potrebbe avere legami semantici o semiotici con questa divinità):

Adad, noto anche come Ishkur nella mitologia sumerica e Hadad per i Cananei, è l’antico dio mesopotamico del tempo12Il suo nome si scriveva in sumero d.IM3Era il patrono di Karkara e presso i Sumeri era chiamato anche Immer, mentre a Babilonia e in Assiria Rammān, “il tonitruante”3.

Adad aveva un ruolo duplice, sia come donatore che come distruttore della vita4Le sue piogge benefiche portavano abbondanza, mentre le sue tempeste e gli uragani portavano oscurità e scarsità4Il suo simbolo era il cipresso, e sei era il suo numero sacro1Il toro e il leone erano sacri a lui1In Babilonia, Assiria, e Aleppo in Siria, era anche il dio degli oracoli e della divinazione1.

Tuttavia, è importante sottolineare che queste sono conclusioni basate su dati storici e possono variare a seconda delle interpretazioni dei ricercatori. Ulteriori ricerche sono necessarie per una comprensione più completa di questi processi storici.

Ipotesi scientifica: il Re Saushtatar ha il nome che inizia con “Sau”, che oggi è un cognome sardo, ossia appartenente ai popoli del blocco geologico sardo corso atlantideo. Fare le opportune analisi con l’altra toponomastica e cognomi sardi e nomi di divinità mesopotamiche dei vari popoli. Il Re Šuppiluliuma I, fu uno dei più grandi monarchi nella storia degli Ittiti: il suo nome finisce come il nome di Montezuma. Questa finale in -uma andrebbe studiata più a fondo da linguisti esperti e capaci, per vedere se sia reale e se abbia un significato.

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I Sumeri come colonia sardo-corso-atlantidea in Mesopotamia.

Dal nome Sulki prende il nome il sovrano Shulgi (𒀭𒂄𒄀 dŠulgi) che a mio avviso si legge Sulghi (pronunciato in lingua italiana).
Quindi in Sardegna è presente  Sulki (ma sempre scritto con la grafia Sulky) e in Mesopotamia il sovrano Sulgi di origine atlantidea.